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Cronaca

Sesso tra minori diffuso in chat, in sette ottengono la messa alla prova

Una torbida storia di filmati hard realizzati con gli smartphone da ragazzi giovanissimi. L'accusa è di pornografia minorile

LECCE – Hanno tutti ottenuto la messa alla prova per un periodo tra i dieci e i dodici mesi, con la conseguente sospensione del procedimento, i sette giovani imputati coinvolti in una torbida storia di sesso tra minori, filmati hard realizzati con gli smartphone e poi scambiati in chat. Dovranno svolgere attività di volontariato e intraprenere un percorso di crescita formativa. In sette, tutti giovanissimi (tra i 17 e i 19 anni ma minorenni all’epoca dei fatti) avevano chiesto la messa alla prova dopo l’accusa di pornografia minorile. Il procuratore della Repubblica per i minorenni Maria Cristina Rizzo e il sostituto Anna Carbonara (avevano chiesto il rinvio a giudizio per i sette imputati, contestando complessivamente ben diciotto capi di imputazione. L’udienza è stata aggiornata all’11 gennaio prossimo per valutare l’attività svolta dai sette ragazzi.

A dare avvio alle indagini la denuncia di un dirigente scolastico che aveva appreso di alcune voci, circolanti all’interno dell’istituto, di filmati a luci rosse realizzati da alcuni studenti e scambiati in chat attraverso WhattsApp. Al centro della vicenda una ragazzina appena sedicenne all’epoca dei fatti (tra il marzo e l’aprile del 2015), ripresa in più filmati con più partner (anche maggiorenni, per cui procede la Procura ordinaria).

E’ stata la madre, insospettita da alcuni messaggi ricevuti dalla figlia e da alcuni voci raccolte, a denunciare la vicenda. E’ bastato sottoporre i telefoni sequestrati a perizia per scoprire l’amara verità. La stessa ragazza è finita nel registro degli indagati con l’accusa di divulgazione di pornografia minorile per aver inviato via chat i filmati che la ritraevano mentre consumava rapporti sessuali.

Un’inchiesta dal sapore amaro e per certi versi sorprendente, che ha scoperto il vaso di Pandora di un gruppo di ragazzi come tanti, simbolo di una generazione forse troppo impaurita e insicura, in continua ricerca di ammirazione, appesa troppo spesso a un “like”.

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Massimiliano Petrachi, Vincenzo Magi, Michele Palazzo, Cristiano Solinas, Cosimo Rampino, Francesco De Jaco, Umberto Bisciotti e Mario Fazzini.

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