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Cronaca

Sfruttavano ragazze rumene per farle prostituire

Lecce: 6 rumeni, tra i quali una donna, sono tutti ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata all'induzione, al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione

Sei fermi di polizia giudiziaria di altrettanti soggetti romeni sono stati eseguiti in mattinata dagli agenti della sezione criminalità straniera coordinata dai colleghi delle volanti. Violenze, sequestri maltrattamenti per un solo diktat: lavorare ai bordi dei marciapiedi e raggranellare soldi per l'organizzazione. Il tintinnio delle manette è risuonato attorno ai polsi di sei persone, tre bloccate a Novoli in un appartamento, un secondo blocco a Montecatini Terme, in provincia di Pistoia.

Il fermo di polizia si è reso necessario, perché, a detta degli inquirenti, il sodalizio era prossimo ad allontanarsi dal territorio nazionale. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata all'induzione, al favoreggiamento e allo sfruttamento aggravato della prostituzione di giovani connazionali. Un'operazione - ribattezzata "Rottami", così come venivano chiamate le lucciole - di particolare rilievo, condotta con i vecchi sistemi d'indagine, balzata agli onori della cronaca nazionale in un periodo storico difficile del nostro paese e come ha rimarcato il questore di Lecce Antonino Cufalo "di particolare interesse sociale per un reato definito "odioso", dallo stesso capo della polizia "infame" soprattutto quando la violenza viene usata contro bambini e donne indifese".

Le indagini sono partite l'estate scorsa, quando Lecce era diventata un punto nevralgico nel commercio del sesso per l'organizzazione. Terreno fertile nel quartiere a ridosso della stazione ferroviaria dove nei mesi più caldi dell'anno era confluito un numero spropositato di giovani rumene anche minorenni finite sulla strada. Da lì sono stati avviati accertamenti investigativi. Pedinamenti, intercettazioni per risalire ai presunti componenti dell'organizzazione che operava a livello transnazionale, composta da cinque uomini e una donna.

E proprio il rappresentante del gentil sesso avrebbe svolto un doppio ruolo, di meretrice e di guardiano delle zone per sedare le continue risse che si scatenavano tra le stesse prostitute per occupare una zona di lavoro e controllare indebite ingerenze. Il reclutamento avveniva con molta semplicità. Il gruppo contattava le giovani - un flusso stimato in una quarantina di unità confluite a Lecce e provincia, ospitate in locali o abitazioni private a lecce e provincia - facendo leva sullo stato di particolare indigenza in cui gravavano le famiglie. Le reclute del sesso venivano spesso anche maltrattate minacciate anche con una pistola elettrica ritrovata nel corso ella perquisizione nell'appartamento di Montecatini, se non si adeguavano nei guadagni e nella sistemazione logistica.

Non è quantificabile il giro d'affari che il gruppo avrebbe raggranellato in questi mesi, ma come ha confermato il dirigente della squadra mobile Annino Gargano, "il flusso monetario sarebbe considerevole e veniva reinvestito nell'acquisto di auto di grossa cilindrata".

Sequestrata inoltre un'ampia documentazione con somme contabilizzate dell'attività per alcune migliaia di euro, ma gli inquirenti sono convinti che i mercanti del sesso avrebbero raggiunto capitali imponenti nella loro disponibilità mercificando il corpo delle proprie connazionali.

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