rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Shylock, operazione anti-usura: condannati in sette dai giudici con il rito ordinario

L'inchiesta, che riguardava un presunto, vasto giro di prestiti con tassi a strozzo, fu condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Lecce e dalla Dda. Il processo s'è svolto davanti ai giudici della prima sezione collegiale del tribunale

LECCE – Nuove condanne per gli imputati del processo scaturito dalla cosiddetta operazione “Shylock”. La sentenza è stata emessa nella tarda serata dai giudici della prima sezione collegiale del Tribunale di Lecce, al termine di una lunga camera di consiglio. Si tratta, in particolare, di Luigi Cosimo Durante, 73enne di Nardò, condannato a 7 anni e mezzo di reclusione. Pena più lieve, a 4 anni e mezzo, per Luigi Cinquepalmi, 56enne di Trepuzzi; 4 anni per Andrea Lacirignola, 34enne originario di Campi Salentina, ma residente a Medicina (provincia di Bologna) e Orlando Margiotta, 72enne di Trepuzzi; 3 anni e mezzo per Fernando Persano, 53enne di Surbo; 3 per Graziano Rollo, 32enne di Trepuzzi; e 1 anno e mezzo per Salvatore Perrone, 69enne di Trepuzzi.

Assolti, invece, Domenico Miglietta, 45enne di Trepuzzi, Cosimo Miglietta, 46enne di Trepuzzi; Fernando Miglietta, 43enne di Trepuzzi; Antonio Tarantini, 61enne di Trepuzzi; Alessandro Sciannocca, 35enne di Trepuzzi; Gaetano Greco; Angelo Quarta, 32enne di Trepuzzi, Antonio Rizzo, 34enne di Trepuzzi; Luigi Corsano, 50enne di Lecce. 

I beni già finiti sotto sequestro dovranno essere sottoposti a confisca.

L’operazione, il cui nome ricorda il più celebre degli usurai, quello creato dalla penna di William Shakespeare ne “Il mercante di Venezia”, fu condotta nel luglio scorso dai carabinieri del Comando provinciale di Lecce, sotto la guida del colonnello Maurizio Ferla, e portò a smantellare un'associazione per delinquere finalizzata all'usura, all'estorsione, all'esercizio abusivo di attività finanziaria ed al riciclaggio. Diciannove furono gli arresti eseguiti (18 in carcere ed uno ai domiciliari) in base ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Maurizio Saso, tra Trepuzzi, Surbo, Lecce, Lequile e Nardò.

Un arresto fu eseguito anche in provincia di Bologna. Sei, invece, le persone denunciate a piede libero. Tre di loro, in particolare, furono accusate di favoreggiamento perché hanno sempre negato di essere vittime degli usurai, nonostante i riscontri investigativi. La posizione di uno di loro, che ha poi deciso di collaborare con gli inquirenti e fornire elementi utili alle indagini, era già stata stralciata e sarà con ogni probabilità archiviata.

A dare avvio alle indagini, nel febbraio del 2009, la denuncia di un imprenditore di Trepuzzi operante nel settore della vendita di apparecchiature e delle consulenze in ambito informatico, che ha già avuto accesso al fondo anti usura. L'inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, dal procuratore Cataldo Motta e dal sostituto Alessio Coccioli, ha portato alla scoperta, attraverso l'ausilio di intercettazioni telefoniche, indagini bancarie e consulenze di natura finanziaria, dell'esistenza di sei canali usurari, con collegamenti con personaggi vicini alla Sacra corona unita. Una decina in tutto le vittime accertate delle quali solo quattro hanno denunciato. Si tratta di tre imprenditori in difficoltà ed un impiegato.

Secondo l'ipotesi accusatoria a capo del sodalizio criminale vi sarebbe stato un terzetto composto da Alfredo Scardicchio, Francesco Fantastico e Luigi Durante. In particolare Luigi Durante, uno dei proprietari della finanziaria Fin.Co. di Nardò, metteva a disposizione la sua struttura - che di fatto si configurava come un'attività di copertura - per fornire il denaro da prestare alle vittime. Tra i sistemi maggiormente utilizzati quello del cambio assegno post-datato, che faceva schizzare gli interessi al 120 per cento annui e, in alcuni casi, addirittura al 300. Le vittime, imprenditori alle prese con la crisi economica e ridotte letteralmente sul lastrico, erano costrette dall'organizzazione a sottoscrivere dei prestiti da società finanziarie con il meccanismo della truffa attraverso la comunicazione di dati falsi (riguardanti ad esempio le buste paga). Denaro che serviva poi a pagare gli usurai.

Per chi si rifiutava o non erano in grado di saldare i debiti contratti, le strategie adottate erano quelle delle minacce e dell'intimidazione. Ad agire, secondo l’accusa, sarebbero stati Persano e Lacirignola, personaggi già condannati per associazione mafiosa e conosciuti nel territorio come appartenenti alla Scu, in particolare al clan Cerfeda. A loro spettavano i compiti di "recupero crediti". Un ruolo determinante, in questo senso, l'avrebbe avuto anche Alessio Perrone, pluripregiudicato figlio di Antonio, noto boss della Sacra corona e autore del libro "Fine pena mai". Alle minacce verbali, del tipo "se mi denunci o non paghi ti sparo" o "ti trasciniamo legato alla macchina per le vie del paese", si passava alle vie di fatto: schiaffoni e percosse.

Nel corso dell’operazione furono anche sequestrati beni mobili ed immobili, nonché conti correnti bancari, per un valore complessivo di circa un milione di euro. In particolare due abitazioni a Trepuzzi e Marittima di Diso, un terreno in località Spiaggiabella e un'auto di grossa cilindrata.

Condannati con rito ordinario

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Shylock, operazione anti-usura: condannati in sette dai giudici con il rito ordinario

LeccePrima è in caricamento