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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Smog e danni alla salute, l’oncologo: “Ridicolo discutere ancora oggi di centraline”

Giuseppe Serravezza, medico e presidente provinciale della Lilt, ritiene kafkiano dibattere sul numero e il posizionamento dei dispositivi di controllo della qualità dell’aria. L’unica cosa da fare, sostiene, è non perdere tempo e ridurre il numero di emissioni nocive

LECCE – Più che discutere sulla collocazione delle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria, bisognerebbe darsi da fare per la riduzione delle emissioni inquinanti.

Giuseppe Serravezza, oncologo e presidente provinciale della Lega italiana per la lotta ai tumori, ritiene del tutto inutile il dibattito che si ripete ciclicamente – e la fine dell’anno ne è un’occasione – con l’analisi dei dati raccolti dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale.

Intanto perché è assodata l’associazione tra la presenza di particolato e l’insorgenza di molte patologie: “La polveri sottili – spiega Serravezza - sono una serie di metalli, alcuni dei quali cancerogeni come il cadmio, il berillio, l’arsenico, il cromo, gli stessi per cui sono stati sequestrati i terreni per la produzione di carciofi a Torchiarolo, perché il suolo ne era intriso. Abbiamo composti di ogni tipo che inaliamo, potenzialmente queste molecole possono indurre le malattie più varie, dalle più banali come sinusiti, congiuntiviti e bronchiti alle più serie come il cancro”.

Dottore, qual è l'utilità dei monitoraggi?

“Su questa cosa mi è capitato di polemizzare anche con il mio amico Giorgio Assennato, direttore generale dell’Arpa. Per me sono cavolate enormi: gli inglesi le hanno fatte negli anni sessanta quando non si conosceva il ruolo patogeno del Pm 10, poi del Pm 2,5. Si andava a monitorare l’aria, il suolo proprio per vedere l’impatto che avevano gli impianti industriali, il traffico. Ora queste cose si sanno bene”.

“In base al numero di auto che circolano tu conosci che concentrazioni di particolato ci sono. In base alle emissioni di Cerano tu sai, man mano che ci si allontana, che cosa arriva. Sono cose risapute oramai. Io polemizzo anche con gli ambientalisti quando fanno una battaglia di questo tipo oppure con i politici quando dicono ‘facciamo questo impianto, questo inceneritore, e poi mettiamo le centraline’: mi sembra ridicola se non kafkiana la cosa. E’ come se la centralina ti garantisse dagli effetti: che le molecole ci siano, non c’è dubbio. Il problema non è sul numero delle centraline o sullo spostamento: queste cose andavano fatte negli anni sessanta”.

Quindi se le due centraline nella città di Lecce producono dati nella norma, non basta a stare sereni?

“Non si può dire che la qualità dell’aria in città sia buona, assolutamente. Bisogna porsi la questione di cosa fare per ridurre le emissioni dalle diverse fonti: per Cerano l’idea della riconversione a metano è un passo in avanti, magari abbinando tecnologie di controllo più avanzate e poi c’è il grosso problema del traffico. Non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena, questo è un fatto scontato. Poi possiamo mettere quante centraline vogliamo e ci accapiglieremo sulle denunce, sulle discordanze: ma è follia, basta spostarsi su un incrocio più trafficato per trovare una situazione del tutto opposta. Sono i limiti di quello che facciamo: oltre al fatto tecnico bisognerebbe ricordarsi del buon senso”.

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