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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Via Matteo Renato Imbriani

"Sogni", chiuse le indagini preliminari. Contestato anche il crollo colposo

Nuovo capo d'imputazione, oltre a danneggiamento fraudolento di beni assicurati, di morte come conseguenza di altro reato e di incendio doloso, per i tre indagati, Gianpiero Schipa, Maria Speranza Bianco e Gennaro De Angelis

 

LECCE – La procura di Lecce ha chiuso le indagini preliminari sul caso dell’esplosione che nella notte fra il 1° e il 2 agosto del 2011, danneggiò un edificio di via Imbriani, a Lecce. Il disastroso esito di un attentato che sarebbe stato escogitato e mal eseguito per riscuotere il premio assicurativo stipulato con l’Allianz dai gestori del negozio di arredi “Sogni”. Una tragedia vera e propria, tanto che l’autore materiale morì e l’intero palazzo in cui sorge l’attività e alcune auto subirono devastanti conseguenze.

La novità sostanziale, nel fascicolo detenuto dal pubblico ministero Guglielmo Cataldi, è il capo d’imputazione per crollo doloso, che si aggiunge agli altri già formulati nel corso delle indagini condotte dalla squadra mobile di Lecce, ovvero di danneggiamento fraudolento di beni assicurati, di morte come conseguenza di altro reato e di incendio doloso. Restano invece sempre tre gli indagati che rischiano il processo, gli stessi della prima ora: i coniugi (separati) Gianpiero Schipa, 46enne di Lecce e Maria Speranza Bianco, 37enne di Surbo, e il tarantino Gennaro De Angelis, 60enne.

L’attentato di “Sogni” è una ferita ancora aperta e dolorosa nel cuore del centro commerciale del capoluogo salentino, a pochi metri da piazza Mazzini. Tutto studiato a tavolino, secondo quanto ipotizzato fin da subito dagli investigatori della questura di Lecce, per intascare una corposa polizza. Vi fu però un tragico fuori programma: la morte di Michele De Matteis, 32enne, leccese. La situazione sfuggì di mano al giovane, infilatosi in un'intercapedine, nello scantinato sottostante al locale. Il liquido infiammabile evaporò e si generò una miscela esplosiva e letale. Lui morì carbonizzato, e la deflagrazione fu tale che crollarono muri di separazione di diversi immobili nel condominio vicino, rimasero danneggiati due esercizi commerciali attigui e subirono conseguenze anche alcune auto posteggiate nei pressi del negozio.

L'ideazione di quel piano mal riuscito è stata attribuita dalla squadra mobile a titolari vecchi e nuovi del negozio "Sogni", secondo i quali De Angelis, sarebbe solo un prestanome e la gestione reale delle attività sarebbe rimasta sempre e comunque in mano ai coniugi. Il denaro intascato per l'incendio, non meno di 200mila euro, sarebbe probabilmente finito nelle loro tasche, dopo essere passato dal conto bancario del tarantino.

Gli indagati dalla procura

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I tre furono arrestati l’8 marzo, dopo un’indagine partita proprio dalla morte di De Matteis e durata sette mesi, con un’ordinanza firmata dal gip Nicola Lariccia e dopo la ricostruzione minuziosa di diversi passaggi chiave nell’amministrazione della società che gestisce il negoziol, fino alla cessione del capitale sociale a Gennaro De Angelis e la successiva stipula della polizza assicurativa.

Le indagini si soffermarono anche sui rapporti interpersonali, scoprendo, grazie a vari testimoni, l'esistenza di un rapporto di lavoro che sconfinava nell'amicizia fra il defunto De Matteis e i coniugi Schipa. Aspetto significativo, perché, sarebbe arrivato da qualcuno di loro l’input a mettere a segno l’attentato. Ora gli indagati hanno venti giorni per presentare le loro memorie difensive. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti Giuseppe Gianzi, Antonio Cerfeda, Cosimo Rampino e Amilcare Tana.

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