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Cronaca Martano

Ferito a colpi di pistola e poi minacciato: così è nata l’inchiesta

Scampato a un agguato a Soleto nell'estate del 2019, un giovane sarebbe poi stato intimidito a mano armata nel 2021 dalla stessa organizzazione. Ma due dei presunti autori non potranno difendersi dalle accuse: il destino ha voluto che morissero in distinti incidenti stradali

LECCE – Soleto, alba del 9 agosto del 2019. Su un corso Italia pressoché deserto alle 6,20 del mattino di un giorno d’estate, Alberto Specchia, un operaio all’epoca 32enne, si sta recando presso la ditta edile per cui lavora. Guida uno scooter Yamaha XP 500. All’improvviso, alle spalle, il rombo del motore di un altro veicolo a due ruote. In sella sono in due. Poi, gli spari, esplosi dall’uomo seduto alle spalle del conducente. Almeno sette. Una raffica improvvisa.

Specchia sbanda e cade sull’asfalto, ai margini di una campagna. Ma non muore. Ferito, si trascina verso alcune abitazioni vicine, inizia a citofonare e a chiedere aiuto. I suo assalitori, intanto, sono già lontani, staranno masticando amaro per non aver portato a termine la missione, visto che non sembrano esservi dubbi sull’intento: il numero di colpi esplosi, tutti indirizzati ad altezza d’uomo, nonostante  la difficoltà del tiro a segno in movimento, tradisce l’idea di un assassinio premeditato, non di una “semplice” intimidazione.

zaino

Intanto, un uomo di Soleto risponde all’appello di Specchia. Esce da casa e lo vede per terra. “Sono caduto con lo scooter, perdo sangue, mi fa male la gamba”, dice il ferito. Si guarda bene dal parlare di proiettili, ma di lì a poco, con l’arrivo dell’ambulanza del 118 e dei carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Maglie, si scoprirà che tutto è stato, fuorché un incidente. Vengono repertate due ogive calibro 22. Una è sull’asfalto, l’altra si è conficcata nello zaino da lavoro di Specchia. Il giovane, nel frattempo, è già in ospedale, al “Vito Fazzi”, per essere operato. Ha ancora diversi proiettili in corpo. Quaranta giorni la prognosi finale. E perdita funzionale della mano sinistra.

Di quel tentato omicidio, oggi, ne risponde Giuseppe Bevilacqua, 37enne di Martano, e ne risponderebbe anche Christian Stomeo, se non fosse che quest’ultimo, qualche anno dopo, e per la precisione il 17 giugno del 2022, sarebbe deceduto in un tragico incidente stradale a soli 29 anni. Ma la loro presunta responsabilità sarebbe emersa solo in seguito a un’accurata indagine che ha svelato la presenza di una folta organizzazione dedita allo spaccio di stupefacenti sulla piazza di Martano e dintorni.

L'indagine svela i contorni

All’alba del 9 agosto, però, gli investigatori ancora brancolano nel buio. Specchia, un giovane domiciliato a Martano, non è un soggetto inquadrabile in contesti particolari. I guai con la giustizia arriveranno dopo: una condanna per armi commessa nel maggio del 2020 e poi divenuta definitiva, ma anche detenzione di stupefacente. Proprio nell’ambito dell’indagine che si è chiusa all’alba di oggi con quindici arresti, è indiziato di aver detenuto per lo spaccio 518 grammi di marijuana, fatto che sarebbe avvenuto a dicembre del 2019 (quindi, mesi dopo il ferimento) a Carpignano Salentino. Ma, all’epoca, è giusto un operaio che per tirare a campare aiuta anche la compagna nell’attività di noleggio di attrezzature balneari a Torre dell’Orso.

scena

È proprio quest’ultima la pista che i carabinieri della Sezione operativa del Norm di Maglie iniziano a battere, in un’indagine che, dalle mani della Procura ordinaria, scivola verso quelle della Direzione distrettuale antimafia quando gli orizzonti si allargano. Giuseppe Bevilacqua e Christian Stomeo, si sarebbe scoperto strada facendo, non solo prestano servizio in un’attività di noleggio concorrente con quella in cui collabora Stomeo, ma soprattutto sarebbero coinvolti in numerosi episodi di spaccio di stupefacenti sulla piazza di Martano. Fra i più attivi, vi sarebbe da aggiungere, con Bevilacqua fra i promotori dell’organizzazione (qui il suo profilo) e Stomeo suo uomo di fiducia e per questo coinvolti anche in una serie di ricatti e soprusi verso chi non si sarebbe piegato a versare denaro.

L'intimidazione con pistola

Nell’ambito del tentato omicidio, secondo le ricostruzioni degli investigatori, svolte dopo anni di appostamenti e intercettazioni, Bevilacqua avrebbe guidato lo scooter e Stomeo avrebbe materialmente fatto fuoco. Ma non è tutto. Perché qualche anno dopo, il 6 maggio del 2021, Giuseppe Bevilacqua, e questa volta accompagnato da Massimiliano Galiulo, avrebbe messo in atto una minaccia a mano armata, sempre nei confronti di Alberto Specchia. In pieno giorno, i due avrebbero affiancato l’uomo a Carpignano Salentino, mentre si trovavano sempre in sella a una scooter condotto da Bevilacqua. Specchia era alla guida di una Nissan Qashqai e, all’improvviso, si sarebbe visto puntare addosso una pistola a tamburo, impugnata da Galiulo, subendo una minaccia. In quella circostanza, però, nessuno sparo. Per gli inquirenti, un modo per ribadire il predominio degli affari sul territorio.

Il tragico destino di Galiulo e Stomeo

A margine di tutto ciò, un inquietante, per quanto del tutto causale destino collega Galiulo a Stomeo. Anche Galiulo, che per gli investigatori sarebbe stato peraltro uno dei capi del sodalizio proprio con Bevilacqua, sarebbe di lì a poco deceduto in un incidente stradale. Prima ancora di Stomeo stesso. Ai primi di agosto del 2021, quindi appena tre mesi dopo la presunta intimidazione, infatti, l’uomo, che aveva 54 anni e domicilio a Frigole, marina di Lecce, si schiantò contro un’auto nel centro di Martano.

La scomparsa dei due non ha comunque impedito ai carabinieri della compagnia di Maglie di ricostruire nel dettaglio trame e sottotrame dell’ennesimo romanzo criminale salentino, questa volta tutto incentrato sulla zona di Martano e della Grecìa Salentina. Ma una cosa è certa: né Galiulo, né Stomeo potranno mai difendersi dalle pesanti accuse formulate. Dovrà essere Bevilacqua, in sede di interrogatori a parlare anche per loro. 

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