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Cronaca Tricase

Sostituzione del capo dei vigili, due anni e mezzo all’ex sindaco di Tricase

Emessa la sentenza nei riguardi di Antonio Coppola, l’ex primo cittadino di Tricase accusato di abusi, omissioni ed eccesso di potere nella querelle con l’ex comandante della polizia locale Luigi Muci

TRICASE - Si è chiusa con una condanna a due anni e mezzo di reclusione la lunga querelle tra l’ex sindaco di Tricase Antonio Coppola e l’ex comandante dei vigili urbani, Luigi Muci. Il primo era finito al banco degli imputati per i reati di abuso e rifiuto d’atti d’ufficio emersi nell’ambito dell’inchiesta avviata in seguito alla denuncia sporta, nel luglio del 2017, dal secondo che riteneva di essere stato ingiustamente estromesso dall’incarico di capo della polizia locale.

E le accuse hanno retto nel processo terminato oggi dinanzi al collegio della seconda sezione penale del tribunale di Lecce, presieduto dal giudice Pietro Baffa, al quale il pubblico ministero Alessandro Prontera aveva invocato la pena di un anno.

La sentenza (nella quale è stato riqualificato il reato di rifiuto d’atti d’ufficio in quello di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice) ha inoltre riconosciuto il risarcimento del danno, in separata sede a Muci, parte civile con l’avvocato Antonella Musardo.

Queste erano le accuse principali contenute nel decreto con il quale, il 12 dicembre del 2019, il giudice Michele Toriello dispose il rinvio a giudizio di Coppola: il rifiuto dell’adozione dell’atto d’ufficio necessario a dare attuazione all’ordinanza cautelare pronunciata dal giudice del lavoro recante l’ordine di riassegnare al capitano Luigi Muci l’incarico di responsabile del servizio di polizia locale del Comune di Tricase; le violazioni di legge e l’elusione del regolamento comunale sull’ordinamento degli uffici e dei servizi, per l’eccesso di potere e la presunta ritorsione nella decisione di destituire e, di fatto, demansionare l’ex comandante procurandogli, intenzionalmente, un danno ingiusto. E ancora, il non aver dato esecuzione, prima della scadenza del mandato, al provvedimento del giudice civile di reintegrare Muci nelle funzioni e nella qualifica di comandante della polizia locale a tutela del credito da lavoro in godimento (retribuzione di posizione) connesso alla posizione organizzativa già ricoperta.

In aula, l’ex capo dei vigili ha raccontato ai giudici che il mancato rinnovo fu il prezzo pagato per non aver annullato una contravvenzione stradale inflitta allo stesso sindaco e per essersi rifiutato, nonostante le sollecitazioni di quest’ultimo, a dare parere favorevole all’occupazione di suolo da parte di bar-ristoranti in zone (come intersezioni stradali o curve) potenzialmente pericolose per la circolazione.

Non solo. Nell'udienza dell'8 marzo scorso, Muci riferì anche di un altro episodio che sarebbe stato all'origine dei contrasti: segnalò che tutti gli accertamenti sui sinistri stradali fossero stati affidati ad una agenzia privata, sebbene la competenza spettasse alla polizia locale, accertamenti che, oltretutto, sarebbero stati affidati comunque a privati nonostante una direttiva dell'allora capo della Procura di Lecce Cataldo Motta l'avesse vietato.

Dal canto suo, l’ex primo cittadino motivò la scelta di nominare un nuovo comandante “per assicurare i rapporti di piena e reciproca fiducia che sottostanno allo stesso, specie in un settore nevralgico della vita del comune come quello della polizia locale” e, in riferimento a Muci, spiegò che si era venuta a creare una “paradossale inversione dei ruoli con la quale ha espresso la propria e totale disistima nell’operato del sindaco, giungendo a segnalarne all’autorità giudiziaria supposti comportamenti aventi rilevanza penale”.

Non appena saranno depositate le motivazioni, l’ex sindaco valuterà il ricorso in appello con l’avvocato Francesco Galluccio Mezio.

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