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Cronaca Via Giacomo Leopardi

Sbarra difettosa? Sopralluogo sulla sottovia. "Ci vogliono alcuni correttivi"

A fine dicembre, l'incidente ad un uomo in scooter, colpito dal braccio meccanico. Oggi, i suo avvocato e incaricati di Comune, azienda costruttrice e produttore del sistema si sono recati in viale Leopardi per una valutazione

 

LECCE - Quella sottovia che regola il traffico in uno dei punti nevralgici di Lecce sembra avvolta da una sorta di maledizione. Dopo tre episodi di allagamento, uno dei quali fatale per un anziano automobilista, l’avvocato Carlo Andrea De Pace (21 giugno del 2009), come risaputo, il Comune ha installato un sistema per bloccare l’accesso in caso di piogge torrenziali. Una sbarra posta all’ingresso si abbassa, previa accensione di sirene e lancio di un allarme sonoro, per dare il tempo agli automobilisti di fermarsi.

Proprio la sbarra, in un giorno di sole pieno, il 29 dicembre scorso, è però venuta parzialmente giù, colpendo un uomo che viaggiava in sella a uno scooter. E alle vittime delle “maree”, ora, per paradosso, s’è aggiunta quella del sistema creato per evitare altri drammi. Il 48enne leccese Giuseppe Enrico Mizzi, rimasto seriamente ferito al volto, ha rischiato conseguenze anche peggiori. Davvero, non c’è pace.

Del sottopassaggio che divide via del Mare da viale Leopardi, si torna a parlare oggi, per via di un sopralluogo durato alcuni minuti, svolto per valutare eventuali provvedimenti da assumere. Presenti, l’ingegner Alessandro Rizzo per il Comune di Lecce, l’ingegner Antonio Notaro per la Sud Segnal Srl (la società che ha materialmente montato il dispositivo, il cui collaudo definitivo è avvenuto il 27 dicembre del 2010), Andrea D’Amico per conto della Faac Spa (il produttore del sistema), l’avvocato Giuseppe Milli, in rappresentanza di Mizzi e per il quale nei giorni scorsi ha inviato un esposto in Procura e il perito industriale Valerio Orlandi, chiamato dal legale in qualità di consulente.

L’obiettivo è cercare di fare chiarezza sull’episodio e capire soprattutto se il sistema fosse difettoso fin dall’origine. Intenzione di oggi, probabilmente, era anche quella di svolgere qualche prova, tanto che sul posto, erano presenti gli agenti di polizia municipale per regolare il traffico, qualora si fosse reso necessario l’abbassamento della sbarra. La delegazione ha aperto lo sportellino della colonna dov’è insediato il motore che regola la chiusura del braccio meccanico, senza però toccare nulla. Di fatto, su proposta dell’avvocato Milli, s’è deciso, in via cautelativa, di non attivare il sistema, in attesa che la Procura – i cui tempi sono sempre più lunghi – svolga i suoi approfondimenti. Il legale, infatti, ha rilevato che, anche involontariamente, si potrebbe rischiare l’inquinamento probatorio.

 

Sopralluogo in viale Leopardi dopo l'incidente al motociclista

Il fascicolo su questa nuova inchiesta è in mano al sostituto procuratore Paola Guglielmi, che, a ridosso dell’incidente che ha provocato la frattura del setto nasale del 48enne, condotto quella mattina in codice rosso al “Fazzi” (l’asta si abbassò di circa 45 gradi, colpendolo in testa e sbalzandolo dallo scooter: il casco potrebbe avergli evitato ferite più gravi) ha dato mandato agli agenti della municipale di identificare alcuni operai che poco prima avevano svolto alcuni lavori di manutenzione. "Ad ogni modo, questa mattina, pur con qualche divergenza sull’eventuale tipo d’intervento da adottare, si è convenuto sul fatto che l’apparato potrebbe aver bisogno di correttivi", ha spiegato l'avvocato Milli. Ed è proprio qui, a bene vedere, che si gioca tutta la partita. Ora la palla passa alla Procura.

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