rotate-mobile
Cronaca

Spaccio di droga e armi, sette le condanne inflitte col rito abbreviato

Caduta per gli imputati l'accusa di associazione, mentre Drazza e Abderrazak sono stati assolti dal ruolo di capi e promotori

LECCE – Sono sette le condanne inflitte (e un’assoluzione) nell’ambito dell’operazione della Squadra mobile di Lecce ribattezzata “Tajine” (da un piatto tipico della tradizione marocchina che prende il nome dalla pentola con cui viene preparato) nel giudizio con rito abbreviato dinanzi al gup del Tribunale di Lecce, Michele Toriello. Le accuse a vario titolo sono di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti in concorso, spaccio e detenzione illegale di armi. In abbreviato sono state giudicate le nove persone destinatarie di misura cautelare, ma vi sono altri venticinque indagati a piede libero. Tutti gli imputati sono stati assolti dall’accusa di associazione.

Nove anni la pena per Antonio Cosimo Drazza, 36enne di Copertino, arrestato in Calabria nel gennaio del 2015, per cui l’accusa aveva chiesto una condanna a 20 anni di reclusione e per cui è caduta l’accusa di essere capo e promotore dell’associazione. Fu fermato mentre, con un altro soggetto, trasportava 2 chili di cocaina. Droga che il 36enne aveva deciso di riportare dai fornitori poiché non soddisfatto della qualità della “merce”. Aveva chiesto che la partita di cocaina fosse sostituita con un’altra di migliore fattura. Non immaginava, però, che la polizia era da tempo sulle sue tracce, seguendo ogni suo movimento, tanto da coglierlo con il prezioso carico. Nelle campagne di Sant'Isidoro, dove risiede, durante un successivo sopralluogo, spuntò un intero arsenale.

Dieci anni e due mesi per il 49enne Abderrazak Hachouch, detto “Antonio”, originario di Ouled Arif (Marocco), (assistito dall’avvocato Raffaele Benfatto), per cui l’accusa aveva chiesto una condanna a 20 anni di reclusione. Per il 49enne è caduta l’accusa di essere capo e promotore dell’associazione ed è stato assolto da nove dei 29 capi d’imputazione contestati. Secondo l’ipotesi accusatoria l’hashish giungeva proprio grazie all’intermediazione fornita da Abderrazak Hachouch, attraverso la penisola iberica, dal Marocco.

Tre anni e quattro mesi per Giovanni De Mitri (15 anni la richiesta dell’accusa), nativo di Lecce, 67enne; 3 anni per Giacomo Mastrapasqua (15 anni la richiesta dell’accusa), originario di Bisceglie, 43enne; 6 anni per Cosimo Albanese, vegliese 65enne; 2 anni per Abdelkhalek Antra, alias “Hmida”, marocchino, 44enne (con il beneficio della sospensione condizionale della pena); un anno e 8 mesi per Salvatore Cagnazzo, leveranese, 44enne (con il beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna). Per gli ultimi due imputati il giudice ha disposto la revoca della misura cautelare. Assoluzione per Francesco Vantaggiato, 31enne di Nardò, assistito dall’avvocato Carlo Gervasi e tornato in libertà.

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Raffaele Benfatto, Loredana Pasca, Carlo Gervasi, Domenico Regina, Walter Zappatore, Francesca Conte, Stefano Prontera, Stefano Pati, Francesco Fasano e Antonio Sartorio.

Il blitz nei confronti della presunta associazione criminale italo-marocchina scattò al termine di quasi due anni di indagini, con sequestri ingenti di droga e armi. Secondo l’ipotesi accusatoria vi sarebbero state numerose importazioni e trasporti di sostanza stupefacente, fera cocaina e hashish, in zone quali Nardò, Copertino, Leverano e Taurisano, e della detenzione illegale di armi. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 2 chili di cocaina, 20 di hashish, 2 di marijuana e varie armi e munizioni: una carabina, un revolver, una pistola semiautomatica, un silenziatore, un fucile calibro 12 a canne mozze, 200 proiettili di vario calibro, due detonatori.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Spaccio di droga e armi, sette le condanne inflitte col rito abbreviato

LeccePrima è in caricamento