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Cronaca

Sparatoria mortale a Milano, le indagini estese anche nel capoluogo salentino

Vittorio Tonini aveva residenza a San Cataldo. Ed aveva cambiato cognome anni addietro. Si cerca di ricostruire le sue relazioni. L'uomo ha tentato di uccidere il titolare di un garage. Morto in un conflitto a fuoco con la polizia

MILANO – Chi era, veramente, Vittorio Tonini? E da dove nasce quella sua furia omicida che ha provocato la sua stessa morte, in un tragico conflitto a fuoco con la polizia? Settantatreenne, nativo di Milano, artigiano in pensione, aveva vissuto per diverso tempo nei dintorni del capoluogo salentino. Tanto da avere ancora la residenza a San Cataldo, marina di Lecce. Sebbene solo formalmente, perché da tempo era rientrato a Milano. Non solo. Tonini aveva cambiato il suo cognome molti anni addietro. E la questura del capoluogo lombardo ha coinvolto i colleghi salentini nelle indagini, soprattutto per capire quali fossero le sue relazioni. Si scava nel suo mondo, insomma, fra possibili amicizie e parentele. Perché, finora, sembra che davvero in pochi lo conoscessero.

La sua vicenda ha riempito d’inchiostro intere colonne dei quotidiani nazionali, in questi giorni. Nel pomeriggio del 18 gennaio, in via Salasco, nella zona di Porta Romana, ha indirizzato diverasi colpi di pistola verso il titolare di un garage, Carmelo Costantino, 65enne, d’origine palermitana (ricoverato, le sue condizioni sono gravi), provocando poi un incendio e nascondendosi nel seminterrato.

Tonini, nello specifico, ha fatto irruzione con il suo furgone, intorno alle 18. Due colpi d’arma hanno ferito l’uomo, mentre altri hanno raggiunto alcune auto. N’è divampato un incendio, che ha provocato danni ingenti. Un ispettore di polizia ha tentato invano di parlare con lui, di convincerlo a desistere, ma ha rischiato a sua volta di finire colpito dai proiettili dell’anziano.

A quel punto, gli altri poliziotti che coprivano il collega, hanno risposto al fuoco.  Tonini è rimasto gravemente ferito. Trasportato in ospedale, è spirato poco dopo. Di lui sa che aveva vecchi precedenti penali, due insolvenza fraudolenta e uno per possesso di grimaldelli. E che viveva proprio nel furgone usato per l’irruzione. Il motivo per cui avesse in odio il titolare dell’autorimessa è ancora un mistero, che s’è portato nella tomba.

Lo stesso Costantino non è in condizioni di parlare, e, dunque, per ora il movente resta oscuro. Sembra, però – come riportano alcune testate lombarde e agenzie di stampa -, che, nel tempo, Tonini avesse spesso litigato con varie persone, per il modo in cui posteggiava il furgone. E non si esclude che la tragedia possa nascere da un fatto futile come questo.   

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