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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Alessano

Sparò ad un carabiniere dopo inseguimento, condannato

Carlo Chiarillo, di Ruffano, è stato condannato ad undici anni e quattro mesi di reclusione per il tentato omicidio del militare Antonio Sergi, di Gagliano del Capo. L'episodio si verificò ad Alessano

Carlo Chiarillo, 20 anni di Ruffano, nella notte del 17 maggio 2006, sparò quattro colpi di pistola all'appuntato dell'Arma, Antonio Sergi, 42 anni di Gagliano del Capo durante un inseguimento a piedi avvenuto alla periferia di Alessano. Pistolettate, che solo per un colpo di fortuna, non si tramutarono in un bagno di sangue. Per quella sparatoria, in giornata è giunta la sentenza dei giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce (presidente Pellerino, a latere, Verderosa e Sansonetti) che inchioda a 11 anni e 4 mesi di reclusione il giovane 20enne con le accuse di tentato omicidio, furto, ricettazione, porto abusivo di armi da fuco e resistenza a pubblico ufficiale. Il pubblico ministero nella sua requisitoria aveva chiesto 18 anni di carcere, invocando una pena esemplare "in cui doveva essere messa in risalto la gravità dell'episodio in cui era rimasto coinvolto un carabiniere". Dopo un'articolata arringa dell'avvocato Alfredo Cardigliano che ha cercato di confutare la tesi della pubblica accusa (tentato omicidio), con un' ipotesi di reato derubricata nelle lesioni perchè "Chiarillo ha sparato mentre cercava di guadagnare la fuga", il collegio ha sciolto le riserve leggendo il dispositivo.

Il Presidente Pellerino ha confermato i capi d'imputazione, (tentato omicidio, furto, ricettazione, porto abusivo di armi da fuco e resistenza a pubblico ufficiale) ritenendo equivalenti le attenuanti alle aggravanti. Il legale di Chiarillo, l'avvocato Alfredo Cardigliano, parla di una sentenza giusta " e che lascia ampi margini di discussione in Appello dove cercheremo di far abbassare ulteriormente la pena cercando di derubricare l'accusa di tentato omicidio in lesioni volontarie". "Tra l'altro" rimarca il legale, "Chiarillo, sin dall'interrogatorio di convalida, ha dimostrato un atteggiamento collaborativo".

Quel concitato inseguimento iniziò con la "164" di Chiarillo, che ignorò l'alt della gazzella dei carabinieri, per concludersi nella notte col ferimento del militare. L'autore del ferimento del carabiniere si infilò a bordo della "164" in una strada chiusa di Alessano. E a lui non restò altro che scendere dal mezzo per tentare la fuga a piedi. Scavalcò il muretto che dava in un giardino, forse pensando che il militare avrebbe rinunciato al pedinamento ma le cose andarono diversamente: il militare si portò a pochi metri da Chiarillo, intimandogli di fermarsi e invece il giovane per tutta risposta si voltò ed esplose in direzione dell'appuntato Sergi quattro colpi di pistola calibro "7.65". I proiettili raggiunsero il militare all'inguine, alla mano sinistra e al braccio destro. Solo un caso fortuito consentì che le pallottole non raggiungessero gli organi vitali del carabiniere.

Da qui le indagini, andate avanti senza sosta per 14 mesi da quella tragica notte. Tutto partì dalle impronte digitali che Carlo Chiarillo, all'epoca dei fatti appena diciottenne, lasciò sul sacchetto di patatine trovato dai carabinieri sul sedile dell'Alfa "164" . Un indizio prezioso per gli investigatori. Ma le analisi sulle impronte condotte dai Ris di Roma non portarono a nessun nome. Intanto le indagini nel Salento continuavano in maniera certosina, senza tralasciare il minimo indizio. E infatti, i militari hanno poi appurato che Chiarillo faceva parte della banda che nel 2006 portò a termine nel Salento una quindicina di rapine. A quel punto, anche se apparentemente i due fatti sarebbero potuti sembrare slegati uno dall'altro, gli investigatori rilevarono le impronte di Chiarillo per confrontarle con quelle trovate sul sacchetto di patatine, risultate appartenenti alla stessa persona. Inoltre, la verifica sui tabulati del telefonino del giovane evidenziarono come per tutto il giorno seguente al ferimento del carabiniere, il giovane non aveva effettuato alcuna telefonata, né ai familiari, né agli amici. Il carabiniere, assistito dall'avvocato Federica Sambati, verrà risarcito in sede civile. Il giudice ha disposto il pagamento di una provvisionale di 15mila euro.

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