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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Sparò contro l’amico sul terrazzo di casa: confermata la condanna a 11 anni

Emesso il verdetto dalla Corte d’Appello di Lecce nei riguardi del 21enne leccese Michael Signore, accusato della brutale aggressione avvenuta l’8 maggio del 2018 nella zona 167 di Lecce

LECCE - E’ stata confermata la condanna per tentato omicidio nei riguardi di Michael Signore, il 21enne leccese accusato di aver aggredito con un coltello e crivellato con colpi di arma da fuoco il concittadino Riccardo Savoia, di 38 anni. Undici anni di reclusione, tanti ne ha riconosciuti oggi la Corte d’Appello di Lecce (composta dal presidente Vincenzo Scardia e dai colleghi Domenico Cucchiara e Carlo Errico) in merito alla brutale aggressione avvenuta l’8 maggio del 2018 sul terrazzo dell’abitazione dell’imputato, nella zona 167 di Lecce.

La sentenza (le cui motivazioni saranno depositate entro novanta giorni) non ha dunque modificato quella emessa in primo grado dal giudice Giovanni Gallo, all’esito del processo discusso col rito abbreviato, durante il quale il giovane imputato spiegò di aver agito in quel modo solo per difendersi.

Proprio in considerazione della confessione e dello stato di incensuratezza, il giudice gli concesse le attenuanti generiche e, su sollecitazione dell’avvocato difensore Mariangela Calò, quella del cosiddetto “recesso o pentimento attivo”, poiché fu proprio Signore ad allertare i soccorsi.

Fu esclusa, inoltre, l’aggravante della premeditazione, probabilmente alla luce del fatto che, stando a quanto sostenuto dalla difesa, semmai Signore avesse voluto uccidere il 38enne non avrebbe scelto casa sua, e che l’arma si trovava sul terrazzo solo perché il ragazzo, essendo un pusher, l’aveva nascosta il giorno prima temendo un controllo delle forze dell’ordine.

Oltre che per tentato omicidio, il 21enne è stato condannato anche per la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare di 139 grammi di cocaina (dai quali si sarebbero potute ricavare più di 790 dosi), trovati dagli agenti durante la perquisizione domiciliare, e per rapina, perché dopo l’aggressione, si sarebbe impossessato del borsellino, con all’interno 200 euro, dell’orologio, degli occhiali da sole e dell’Iphone X, del malcapitato.

La vittima, che riuscì a salvarsi dopo un delicato intervento chirurgico (uno dei proiettili si fermò a soli due millimetri dal cervello), per ragioni sconosciute, non si costituì parte civile.

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