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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Spese con i soldi dell'ateneo, nessuno sconto in appello per Oronzo Limone

Confermate per l'ex magnifico rettore dell'università di Lecce la condanna di primo grado e diverse altre posizioni. Ribassata solo la pena per il funzionario dell'Università Andrea Pasquino, mentre è andato prescritto il reato per l’ex dirigente del settore urbanistica del Comune Raffaele Attisani

LECCE – Nessuno sconto per l’ex magnifico rettore di Lecce, Oronzo Limone, nel processo d’appello che s’è svolto ieri (presidente Vincenzo Scardia, a latere Nicola Lariccia e Patriza Ingrascì), con verdetto pronunciato a notte fonda. Confermata quasi in toto la sentenza di primo grado, che risale al giugno del 2012, per il noto caso delle spese private con i soldi dell’ateneo e per altre vicende. In buona sostanza regge l’impianto accusatorio, rappresentato ieri dal procuratore generale Nicola D’Amato. 

Resta di tre anni e nove mesi la pena per Oronzo Limone, dunque, di quattro anni per Gianfranco Madonna, ex capo di gabinetto, di due anni per Massimo Leone. In primo grado era stato condannato a due anni e tre mesi il funzionario dell'Università Andrea Pasquino, ma solo nel suo caso la pena è stata leggermente abbassata. E’ andata invece prescritto il reato per l’ex dirigente del settore urbanistica del Comune di Lecce Raffaele Attisani, che in primo grado era stato condannato a quattro mesi.

Invariate anche le altre posizioni, quelle riguardanti le assoluzioni di Pierpaolo Limone (figlio dell’ex magnifico rettore), di Gaetano Carrozzo (per cui era stato inizialmente ipotizzato il reato di truffa in concorso con Madonna), dell'architetto Luca Pasquino (fratello di Andrea) e di Luigi Carità. 

La vicenda era stata portata a galla dal pubblico ministero Marco d'Agostino, all'epoca in forza alla Procura di Lecce. All'ex rettore venivano contestati i reati di corruzione e peculato, per una serie di presunte spese personali sostenute con i soldi dell'Università (come un viaggio a Bologna per un importo pari a circa 500 euro, la spesa di mille euro per due cene, l'acquisto di un maxi schermo ed un impianto audio ad alta fedeltà per 3mila e 389 euro e l'acquisto di un telefono cellulare per la badante della madre). 

Tra gli episodi contestati anche la ristrutturazione dell'abitazione del figlio Pierpaolo nel centro storico di Lecce, i cui lavori, secondo l'accusa, sarebbero stati affidati all'architetto Luca Pasquino, che avrebbe ricevuto un compenso di 7mila euro lordi per uno studio commissionato dall'Ateneo salentino e mai completato. Una tesi che non ha mai trovato riscontro nei giudici. 

All'ex rettore e ad Attisani era contestato anche il reato di corruzione, per aver stipulato un contratto di collaborazione della durata di quattro mesi con il genero del dirigente in cambio di un permesso a costruire per lo spostamento di una struttura destinata alla scuola Isufi dall’area Ecotekne a quella del comparto 63, zona sottoposta a vincolo. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Andrea Sambati, Gabriella Mastrolia, Angelo Pallara ed Ester Nemola. Nella vicenda si è costituita parte civile l’Università del Salento, assistita dal professor Giulio De Simone. 

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