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Cronaca Copertino

Strage di Brindisi, il dubbio dei giudici: "Moglie di Vantaggiato, ruolo ambiguo"

Oggi sono state pubblicate le motivazioni della sentenza riguardante l'attentato della "Morvillo Falcone". Per i giudici della Corte d'assise, ombre sul ruolo di Giuseppina Marchello, che però non è mai stata indagata. E sull'aggravante terroristica sono certi: "Avrebbe potuto uccidere ancora"

BRINDISI – Per quel delitto orrendo a Giovanni Vantaggiato, ormai sulla soglia dei 70 anni, imprenditore del ramo dei carburanti di Copertino, la sentenza del 18 giugno scorso è risuonata come una scure: ergastolo con isolamento diurno per diciotto mesi. Il risarcimento alle vittime, cifre da capogiro, e non basteranno forse neanche i suoi beni, confiscati e messi all’asta. Il reato contestato, inaudito nel Salento: strage con l’aggravante della finalità terroristica.

Era il 19 maggio del 2012 quando l’uomo, in un impeto di malsana vendetta verso una giustizia che riteneva fosse fonte dei suo mali (avrebbe un conto in sospeso con un imprenditore di Torre Santa Susanna, Cosimo Parato, per giunta condannato in primo grado per truffa: non avrebbe versato 340mila euro per forniture) decise di colpire la scuola “Morvillo Falcone” di Brindisi. Una forma di attacco trasversale, con vero obiettivo, s’è detto più volte, il tribunale della città messapica, il cui edificio sorge alle spalle dell’istituto professionale.

Vantaggiato preparò quindi un ordigno micidiale, collocandolo in un cassonetto rubato nella zona di Porto Cesareo, e lo fece esplodere osservando la scena annidato dietro ad un chiosco. Nella deflagrazione, dirompente, devastante, morì Melissa Bassi, studentessa 16enne di Mesagne. Nove altre ragazze rimasero gravemente ferite. Fu un massacro che fece temere in prima battuta persino la mano di un terrorismo in via di riorganizzazione o di una rappresaglia della Scu. E invece, niente di tutto questo. Le indagini serrate, coordinate dalla Dda di Lecce, portarono a svelare un retroscena che ancora adesso, a distanza di tempo, appare quasi incredibile, surreale.

Oggi, un altro capitolo di rilievo nella vicenda è stato sancito con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza dei giudici della Corte d’assise. Le quali battono una via già tracciata dal sostituto procuratore Guglielmo Cataldi, nella sua accorata requisitoria: quale ruolo svolse Giuseppina Marchello, moglie di Vantaggiato? Per il pm non è impossibile che fosse conoscenza dei fatti. Lo disse chiaramente il 17 maggio del 2013, il giorno prima della sentenza. La donna non è però mai stata sottoposta ad indagine penale. Il favoreggiamento non si può contestare, a un congiunto stretto, e non sono mai state trovate prove per accertare il concorso, neanche per altre persone vicine alla famiglia.

E tuttavia, i giudici riconoscono che la donna avrebbe avuto “un ruolo quantomeno ambiguo nell'intera vicenda”, come si legge nelle motivazioni, di cui si riportano diversi estratti pubblicati dall’agenzia Ansa. Certo, c’erano “rabbia, delusione e frustrazione” verso il “mondo, sentimenti che avrebbero potuto portarlo anche a mettere in atto nuovi attentati”, e quindi l’artefice principale sembrerebbe sempre e solo Vantaggiato, ma l’assenza di complici non è da escludere. E infatti non è mai stata esclusa.

“Con riferimento all'eventuale assistenza o aiuto fornito da complici – hanno osservato i giudici - mentre in sede dibattimentale l'imputato ha ripetutamente affermato di avere agito da solo, nel primo interrogatorio del pm, ha spesso utilizzato il plurale”. Quindi, “ritiene la corte che se è certo che Vantaggiato abbia agito da solo sia nella fase di collocazione dell'esplosivo che in quella di attivazione dell'innesco, non può escludersi in modo altrettanto certo che, alla luce delle iniziali affermazioni rese dello stesso agli inquirenti e di quanto detto con riferimento a Giuseppina Marchello, qualche complice sia intervenuto nelle fasi precedenti (reperimento contenitori, trasporto delle bombole)”.

vantaggiato-2-18-2-2“Dalla lettura di alcune delle conversazioni intercettate - si legge ancora in sentenza, come riportato dall’Ansa - emerge il ruolo quantomeno ambiguo avuto nell'intera vicenda dalla moglie dell'imputato, Giuseppina Marchello”.

Tornando all’esecuzione dell’attentato, avvenuto alle 7,42 di quell’indimenticabile mattino, Vantaggiato i giudici hanno poi sottolineato che l’uomo “era lucido, capace di intendere e volere e anche di stare a processo”. Un aspetto rilevante è dovuto al fatto che i togati abbiano riconosciuto l’aggravante terroristica. Ovvero, non si può scartare l’ipotesi che “Vantaggiato a differenza di quanto dichiarato avesse intenzione di proseguire la strategia criminale di tipo terroristico iniziando con l'attentato alla scuola Morvillo Falcone collocando altri ordigni esplosivi micidiali al fine di colpire una o più vittime indeterminate scelte a caso in maniera indiscriminata e non prevedibile, con l'obiettivo altrettanto evidente di creare allarme nella gente destabilizzando i pubblici poteri”.

Di un’altra cosa poi, si sono convinti coloro i quali sono stati chiamati ad esprimere il verdetto: Vantaggiato voleva uccidere: “L'attentatore, sia nel momento in cui inizia a premere il pulsante sia successivamente è perfettamente in grado di vedere il posto dove è collocato il bidone con l'esplosivo, nonché le persone che attraversano via Galanti”, dove sorge l’edificio.
“In questi frangenti - proseguono - l'uomo ripreso mostra un chiaro e inequivocabile interesse a guardare verso l'ingresso della scuola dove è collocato l'esplosivo. Si noti a questo proposito la direzione degli occhi e la torsione del tronco, nonché l'insistenza nel premere il pulsante del telecomando, al fine evidente di controllare gli effetti dell'esplosione”. 

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