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Cronaca

Stranieri residenti: più 12,5 per cento in un anno

Presentato oggi il rapporto statistico della Caritas. In provincia di Lecce i "regolari" sono solo il 2,2 per cento del totale. I bambini stranieri iscritti nelle scuole salentine poco meno di 2mila

LECCE - In Caritas… veritas, verrebbe da dire. La popolazione di origine straniera residente in provincia di Lecce è aumentata del 224 per cento negli ultimi otto anni (2002-2010). I dati contenuti nel dossier statistico presentato questa mattina dall'organizzazione cattolica in tutta Italia raccontano di un paese che sta cambiando più velocemente, ma senza scossoni traumatici, di quanto la sua classe dirigente sappia vedere. Certo, i flussi sono pur sempre contenuti in valore assoluto rispetto ad altre nazioni europee, ma la gestione del fenomeno presenta aspetti molto critici e la situazione sarebbe ancora più problematica se a questi dati venissero aggregati i bollettini degli sbarchi che, proprio dall'estate del 2010 hanno ricominciato ad aumentare in maniera vorticosa dopo il decremento degli ultimi anni.

La frequenza degli approdi clandestini dalla primavera alle ultime ore è tornata su livelli allarmanti e le cronache dei mesi trascorsi ne è fedele testimonianza. Il 2 ottobre sono sbarcati in 80 alle Cesine, il 20 in 100 a Porto Badisco. E quest'estate non erano inusuali gli "arrivi" in pieno giorno. Fenomeni diversi quello dell'immigrazione regolare e quello dell'ingresso irregolare, che si collocano su piani distinti e che devono essere interpretati con chiavi di lettura adeguate, ma che insieme danno il senso di una mobilità incessante che - dopo la fase "intercontinentale" - assume una caratterizzazione essenzialmente mediterranea ed europea: Marocco, Romania , Albania, Tunisia, Bulgaria, Polonia. Il territorio salentino si conferma secondo in Puglia come contenitore di accoglienza ma l'incidenza sul totale della popolazione è davvero bassa, il 2,2 per cento.

Significativa e prevedibile l'ovvia incursione della Cina, che per dimensioni demografiche fa storia a sé. Basta osservare la trasformazione di alcuni rioni cittadini per rendersene conto o la composizione delle prime classi elementari. Considerando tutte le etnie sono 1807 i residenti di cosiddetta seconda generazione, cioè nati in Italia ma senza esserne cittadini. Nel 2010 i nuovi nati sono stati 196 e gli iscritti nei vari plessi scolastici risultano essere 2177. Dai numeri, dunque, una fotografia di un paese, di una regione, di un territorio che lentamente muta la sua composizione. Quanto funzioni poi l'integrazione nel tessuto sociale ed economico e quanto le istituzioni siano pronte a dare risposte sul piano dei servizi alla persona è un altro paio di maniche.

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