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Cronaca

Stupro di gruppo, per i giudici, il “branco” era la sua famiglia

Sfiorano i 36 anni di reclusione le condanne inflitte al termine del processo di primo grado nei riguardi di sei imputati, accusati di aver molestato una parente, tra il 2014 e il 2016. Riconosciuta una provvisionale di 100mila euro

LECCE  - Non avrebbe subito solo offese e minacce, sia di morte che di ritorsioni nei riguardi del figlio minorenne, ma sarebbe stata anche stuprata più volte, in gruppo e singolarmente. E gli artefici di questo orrore sarebbero stati proprio i suoi zii e due cugini (di cui omettiamo le generalità per tutelare la vittima).

Ha raccontato questo il processo che si è concluso ieri davanti alla prima sezione penale del tribunale di Lecce (presieduta dal giudice Fabrizio Malagnino) con la condanna di un’intera famiglia per quasi 36 anni di reclusione.

La pena più alta, a 16 anni, nove mesi e 15 giorni, è stata inflitta allo zio della presunta vittima, un 53enne residente in un comune del Nord Salento. E’ di 9 anni e due mesi, quella di cui è stato destinatario il figlio di quest’ultimo, di 25 anni, e di 9 anni e tre mesi per un altro cugino, un 34enne.

Quanto alle donne coinvolte nella stessa inchiesta, le due zie e la fidanzata di uno dei cugini, il verdetto è stato: 4 mesi e quindici giorni per le prime due, di 61 e 55 anni, e di sei mesi per l’ultima, una 30enne leccese.

Tra gli episodi più gravi finiti al vaglio dei giudici, c’è quello del 22 dicembre del 2014: la donna sarebbe stata portata dai tre uomini in campagna che a turno l’avrebbero costretta a subire atti sessuali, con l’obiettivo di farle ritirare le denunce sporte nei loro riguardi.

Quattro giorni dopo, stando all’accusa, la malcapitata sarebbe stata violentata in casa dal cugino 24enne che utilizzando un bicchiere rotto le avrebbe provocato tagli in diverse parti del corpo.

Non appena saranno depositate le motivazioni della sentenza (entro quaranta giorni), con la quale è stato disposto il risarcimento del danno (da quantificarsi e liquidarsi in separata sede) e provvisionali per complessivi 100mila euro, gli avvocati difensori Federica Conte, Marco Pezzuto e Daniele Scala, valuteranno il ricorso in appello.

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