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Cronaca

Macabra scoperta in appartamento in centro: neo pentito della ‘Ndrangheta suicida

Un 33enne calabrese, da agosto sottoposto al programma di protezione dello Stato, si sarebbe tolto la vita con lo spago

LECCE – Macabra scoperta, poco prima dell’alba di ieri, in un appartamento del centro di Lecce. Il corpo di Antonino Filocamo, pentito reggino della ‘Ndrangheta, è stato infatti trovato senza vita. Le forze dell’ordine hanno bussato alla porta dell’abitazione in cui l’uomo era domiciliato negli ultimi tempi, nell’ambito di un programma di protezione da parte dello Stato. I famigliari hanno allertato la polizia non avendo più alcuna sua notizia da ore. Ma una volta all'interno, il tragico ritrovamento: inutile l'intervento del 118. Per il 33enne non vi era ormai nulla da fare. Accanto al corpo del calabrese, riverso sul pavimento, dello spago che sarebbe stato utilizzato presumibilmente per togliersi la vita. L’ipotesi investigativa verosimile, almeno per il momento, è quella di un suicidio. 

Dalla prima ispezione cadaverica, eseguita immediatamente dal medico legale fatto sopraggiungere assieme al pm di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, non sarebbe infatti emerso alcun segno di violenza. Le stanze dell’appartamento erano in ordine e sull’ingresso nessuna traccia lasciata da qualcuno. La salma, dopo i rilievi, è stata trasferita presso la camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, come disposto dall'autorità giudiziaria.

È lì che resterà in attesa dell’autopsia che, probabilmente nel corso delle prossime ore, sarà effettuata dal medico legale incaricato dalla procura. Immediate le indagini sull’accaduto: per quanto la pista suicidaria si sia fatta strada nel corso del sopralluogo ad opera della polizia, l’attività investigativa sarà condotta con estrema delicatezza e senza tralasciare alcun dettaglio. Filocamo era stato considerato presenza costante nell'orbita della cosca dei Serraino: avrebbe coperto la latitanza del boss Maurizio Cortese, occupandosi dell’approvvigionamento di denaro tramite richieste estorsive - ai danni di commercianti e imprenditori del Reggino– da destinare al mantenimento dei detenuti. Dall'agosto scorso, però, godeva del programma di protezione.

Soltanto pochi giorni prima, il 9 luglio, Filocamo era stato fermato durante il blitz denominato “Pedigree” per il reato di associazione di stampo mafioso. E appena il mese scorso, il neo collaboratore di giustizia aveva reso sconcertanti dichiarazioni ai giudici della Direzione distrettuale antimafia reggina circa l’omicidio di Nino Gullì nel 2008. Un pentito che, una volta abbandonato il programma di protezione, fu freddato nel quartiere Modena di Reggio Calabria davanti agli occhi inorriditi di una trentina di cittadini. Tra le sue parole l’indicazione del presunto autore dell’uccisione di Gullì, delitto rimasto irrisolto e la cui indagine è confluita nel processo ribattezzato  “Cemetery boss”.

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