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Cronaca

Tagli alla gola di una neonata e un feto nascosto in una valigia: madre a processo

Disposto il rinvio a giudizio per la 35enne accusata di aver tentato di ammazzare, il 23 luglio del 2021, la figlioletta appena venuta al mondo. Risponderà anche di un altro macabro episodio

LECCE - Partorì da sola in casa, poi recise con un coltello la gola della piccola appena venuta al mondo, provocandole tre tagli, avvolse il suo corpicino in un asciugamano da mare e la abbandonò in giardino. Fu il pianto della neonata ad attirare l’attenzione del coniuge che allertò i soccorsi salvandole la vita. E con questa fu salvata anche quella della convivente ritrovata distesa sul pavimento in cucina in preda a una grave crisi emorragica.

Di questa vicenda avvenuta la mattina del 23 luglio del 2021, dovrà rispondere dal banco degli imputati una 35enne dell’hinterland di Martano (tuttora agli arresti domiciliari).

Ieri, il giudice Angelo Zizzari ha respinto la richiesta della difesa, rappresentata dall’avvocata Anna Elisa Prete, di procedere col rito abbreviato condizionato da una perizia sulla capacità di intendere e volere, fissando al 7 dicembre la prima udienza del processo col rito ordinario.

Non sarà questo l’unico fatto che passerà al vaglio dei giudici della prima sezione penale del tribunale di Lecce.

Nel fascicolo dell’inchiesta svolta dal pubblico ministero Alessandro Prontera con i carabinieri, finì un altro macabro episodio rispetto al quale la 35enne risponde di occultamento di cadavere. Secondo l’accusa, tempo prima, avrebbe nascosto il corpo di un feto in una valigia sotto al letto della figlia, dopo averlo avvolto prima in stracci di cotone serrati alle estremità con un filo di ferro e poi in sacchi di plastica.

A indicare la presenza della borsa ai carabinieri fu sempre il marito (che sarà parte civile in aula con l’avvocato Roberto Rella), ma nelle settimane successive all’arresto della convivente e della perquisizione svolta in casa dagli stessi militari.

Dalla consulenza svolta per conto della difesa, sarebbero emerse gravi  violenze e soprusi subiti per anni dall’imputata tra le mura domestiche, violenze che alla fine avrebbero inficiato sulle sue condotte. Ma questo sarà oggetto di approfondimento a dibattimento, avendo il giudice per l’udienza preliminare ritenuto sufficienti le perizie già svolte dagli esperti scelti dalla Procura.

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