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Cronaca Taviano

“Ponte d’oro”, due dei vari indagati lasciano gli arresti domiciliari

La vicenda ruota attorno alla società Esposito Group di Racale, con una serie di reati fiscali contestati dagli inquirenti

TAVIANO – A distanza di oltre quaranta giorni dall’arresto, due degli indagati nell’operazione “Ponte d’oro” della guardia di finanza ottengono la revoca della misura cautelare adottata nei loro confronti. Si tratta di Andrea Chetta, 28enne, e di Tommaso Spiri, 72enne, entrambi di Taviano. Il giudice per le indagini preliminari Marcello Rizzo ha disposto nei loro confronti l’obbligo di dimora al posto degli arresti domiciliari. Chetta è difeso dalle avvocate Francesca Conte e Laura Minosi, Spiri dalla sola Conte.

“Ponte d’oro” è il nome dell’operazione che vede al centro, come principale indagato, Emanuele Esposito, 40enne di Racale. Al centro dell’inchiesta, una presunta associazione per delinquere che avrebbe compiuto una serie di reati: emissione e/o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio, sottrazione al pagamento delle imposte e bancarotta fraudolenta. Tutto ruoterebbe attorno a un operatore professionale del commercio di oro, metalli preziosi ed oro da investimento, iscritto nell’apposito elenco della Banca d’Italia, con sede operativa e stabilimento di produzione a Racale.

Chetta e Spiri erano stati fra coloro che avevano scelto di parlare, durante l’interrogatorio di garanzia, nella speranza di mettere in chiaro la propria posizione. Il primo, nelle vesti di dipendente della Esposito Group Oro e metalli spa; il secondo, indicato dagli inquirenti come consulente fiscale per le questioni che riguardano l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, sebbene privo, dal 2016, di alcun formale legame con le aziende del gruppo. Su tredici indagati totali, bene sette erano finiti in arresto nel novembre scorso.

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