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Cronaca

Tempi duri per l'erede di Tony Blair

Sono tempi duri per il primo ministro inglese. Secondo i mezzi di comunicazione inglesi manca del carisma e della personalità che contraddistingueva il suo predecessore

ARIA DI CRISI A DOWNING STREET

Sono tempi duri per il primo ministro inglese Gordon Brown. Alcune settimane fa si presentò al popolo britannico come nuovo Primo Ministro nella conferenza tenuta nella sede Bournemouth. Da allora un ciclone di polemiche e di critiche ha colpito Mr Brown che secondo i mezzi di comunicazione inglesi manca del carisma e della personalità che contraddistingueva il suo predecessore, Tony Blair. Il Regno Unito é stato vittima negli ultimi mesi di catastrofi naturali e finanziarie che hanno fatto barcollare la stabilità politica e finanziaria del paese, dalle alluvioni della scorsa estate che hanno seminato morti e distruzione alla malattia epidemica delle vacche che ha portato all'abbattimento di centinaia di capi di bestiame. A questi sfortunati eventi si é aggiunta la crisi finanziaria scaturita dalla cattiva gestione del denaro dei clienti di una delle principali società finanziarie del paese, la Northern Rock, che ha determinato ingenti perdite per numerosi risparmiatori britannici e per le quali il governo è sotto accusa per non aver preso immediate misure a tutela degli sventurati risparmiatori.

RITIRO DELLE TRUPPE DALL'IRAQ

Per dimostrare che è lui che comanda, Gordon Brown, ha recentemente preso delle decisioni alquanto importanti. Ultima delle quali è quella relativa al ritiro di circa 3.000 soldati britannici dall'Iraq entro la prossima primavera. Questa svolta viene alla luce della decisione presa da Brown di non convocare elezioni in autunno. Secondo i media inglesi il PM con questa presa di posizione vuole riguadagnare la popolarità dei cittadini, la maggior parte dei quali sono contrari alla guerra. Ma il Partito Conservatore, che è all'opposizione di Gordon Brown (laburista), non ha perso tempo nel criticare questa nuova mossa ed ha dichiarato che l'attuale PM gioca con le vite dei giovani soldati britannici e che questa è non altro che una meschina mossa politica per guadagnare la fiducia dei cittadini. Brown si era recato la settimana scorsa in Iraq per annunciare direttamente ai soldati la buona novella del ritiro di una buona parte delle truppe. Sono però in pochi coloro i quali credono che questo ritiro avverrà tanto rapidamente come promesso e senza strascichi a livello internazionale. Il leader dell'opposizione, David Cameron, ha dichiarato che Brown sta giocando con la vita dei soldati britannici ed inoltre ha aggiunto che il suo comportamento non è accettabile per una persona che riveste tale carica. 170 è il numero di soldati deceduti in Iraq dal 2003 ad oggi.

LA REAZIONE DI BUSH

Fonti dalla Casa Bianca riportano che il Presidente Bush è alquanto deluso dalla inaspettata decisione di Brown di ritirare le truppe dall'Iraq tanto repentinamente. Le stesse fonti accusano il PM britannico di avere avuto numerose opportunità per discutere l'argomento in forma dettagliata con gli Stati Uniti, ma che a tuttoggi non lo ha fatto. Gli americani temono che un massiccio ritiro delle truppe britanniche dal sud dell'Iraq possa causare problemi di sicurezza e facilitare reazioni violente da parte dei ribelli iracheni.

MARCIA DI PROTESTA A WESTMINSTER

Fuori dalla sede del Parlamento, l'organizzazione anti-guerra "Stop the War", ha intensificato la sua campagna di protesta marciando verso Whitehall, dove si trovano gli uffici del Primo Ministro, per sollicitare il ritiro totale delle forze britanniche impiegate sia in Iraq e sia in Afganistan. Un portavoce di "Stop the War" ha dichiarato che se Brown non ritirerà le truppe nei tempi e nelle modalità promesse, migliaia di persone sono già pronte a marciare e protestare davanti a Westminster in una manifestazione che sarà persino più massiccia di quella organizzata nel 2003 a seguito della decisione del Parlamento britannico di inviare le proprie truppe in guerra.

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