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Cronaca Calimera

Tentato omicidio a Calimera, l'arrestato resta in silenzio davanti alla giudice

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Antonio Sebastian Dell’Anna, il 30enne di Merine ritenuto responsabile del ferimento a colpi di pistola di un 56enne, avvenuto il 2 ottobre scorso

CALIMERA - E’ rimasto a bocca chiusa dinanzi alla giudice Giulia Proto, Antonio Sebastian Dell’Anna, il 30enne di Merine ritenuto responsabile del tentato omicidio di Giovanni Doria, di 56 anni, avvenuto, in via Basilicata, nei pressi di un bar, a Calimera, la sera del 2 ottobre scorso. 
Durante l’interrogatorio di garanzia, che si è svolto in mattinata alla presenza dell’avvocata Chiara Fanigliulo, l’indagato, raggiunto due giorni fa dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere, dove era già detenuto per un’altra vicenda, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.  
Secondo le indagini svolte dai carabinieri - in cui si sono rivelati fondamentali a ricostruire l’accaduto, i filmati ripresi dalle telecamere di sorveglianza della zona, le intercettazioni, l’ascolto di alcuni testimoni e l’analisi dei tabulati telefonici - Dell’Anna avrebbe raggiunto il luogo in cui si trovava la vittima con un’auto, una Peugeot, condotta da un altro individuo (su cui sono in corso gli accertamenti degli inquirenti); sceso dal mezzo, l’indagato avrebbe esploso quattro colpi di pistola, tre alla gamba sinistra e uno al basso ventre del malcapitato, per poi dileguarsi col veicolo. 
La vittima riuscì a salvarsi per miracolo, ma gli è stata negata la possibilità di avere una vita normale: sottoposta a diversi interventi chirurgici, ora è ricoverata in una Rsa, poiché non è più autosufficiente a causa delle gravissime lesioni subite.
Il delitto sarebbe stato compiuto dal 30enne, durante la sua latitanza, poiché ammesso al regime di semilibertà si era reso irreperibile. A rintracciarlo, su un’auto a Surbo, furono lo scorso 18 novembre i carabinieri del nucleo investigativo che gli trovarono addosso una calibro 7,65 nascosta nei pantaloni, con matricola abrasa e caricatore inserito con 8 cartucce. La consulenza tecnica svolta sulla pistola e l’esame balistico avrebbero poi accertato la perfetta coincidenza, tra questa e l’arma del delitto.
Non è ancora stato accertato il movente, ma la pista al momento più accreditata sarebbe quella di contrasti maturati nella gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti. 


 

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