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Cronaca

Tentato omicidio del personal trainer, Marti: “Vendicarsi ma al momento giusto”

Ecco i retroscena contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare al “clan Briganti” in merito al ferimento di Riccardo Savoia, avvenuto l’8 maggio del 2018 nella zona 167 di Lecce

LECCE - La vendetta è un piatto che va servito freddo: è questo il suggerimento che Sergio Marti, 48enne leccese, avrebbe dato a Riccardo Savoia, il personal trainer 38enne leccese vittima della brutale aggressione da parte di Michael Signore, di 21 anni: fu colpito con un coltello e crivellato con colpi di arma da fuoco.

L’ordinanza di custodia cautelare, emessa ieri nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Game Over” sul clan Briganti, svela i retroscena sulla vicenda avvenuta l’8 maggio del 2018 sul terrazzo dell’abitazione di Signore, nella zona 167 di Lecce, e conclusasi nel maggio dello scorso anno con la conferma in appello della condanna (inflitta in abbreviato) per tentato omicidio a undici anni di reclusione.

Vittima e carnefice, entrambi estranei a questo procedimento, sarebbero stati vicini al sodalizio e i loro dissidi sfociati nel sangue sarebbero sorti proprio per questioni legate al traffico e allo spaccio di droga, chiarisce un passaggio del provvedimento firmato dal gip Marcello Rizzo e riportato a conferma del ruolo di Marti, cognato del boss Pasquale Briganti detto Maurizio, nell’organizzazione smantellata ieri: “Esercitava potere decisionale ed aveva capacità di influenza sui sodali, dispensando, in particolare, consigli sulle modalità di azione per evitare ripercussioni al clan, come in occasione del ferimento di Riccardo Savoia, e su come portare a termine azioni delittuose”.

Entrato in carcere, Signore fu avvicinato da due detenuti ritenuti vicini al clan che gli indicarono l’avvocato da scegliere, mentre nel frattempo Savoia, in ospedale (vivo per miracolo perché uno dei proiettili si fermò a soli due millimetri dal cervello), ricevette la visita di Carlo Zecca, 33enne, anche lui indicato nelle carte dell’inchiesta come personaggio di spicco dell’associazione.

Lo stesso Zecca, insieme a Marti, a Francesco Capone, di 28 anni, e Aleandro Capone, di 26, partecipò al compleanno del personal trainer, il 7 agosto del 2019, in un noto ristorante di Lecce ed è in questa occasione che Marti dispensò consigli al festeggiato, facendogli capire che per la vendetta non c’è fretta ma bisogna solo aspettare il momento giusto: “Quanto più ci pensi peggio è. Adesso tu devi pensare solamente a guarire, il tempo c’è. Questo è. Non è che dici che lui se ne è andato in Germania e non lo incontri mai? Nella vita… sempre qui sta. Se capita l’occasione, il momento giusto, (incomprensibile), a te lo sfregio ti deve rimanere, che ti è rimasto, lui deve perdere tutto… però senza che fai niente, sai? Il giorno che stai facendo, stai organizzando già quello che devi fare, che tu non stai qua. Che cazzo fai? Dici che tu ti rovini la vita tua per un coglione?”.

Martedì, Marti, assistito dall'avvocato Antonio Savoia, si presenterà davanti al giudice Rizzo per sostenere l'interrogatorio di garanzia così come gli altri indagati coinvolti nel blitz.

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