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Giovedì, 28 Marzo 2024
A Lecce

Ruggine, umidità e carenze nel reparto: “Così si penalizza un’eccellenza”

Il racconto diretto di un avvocato ricoverato per una polmonite bilaterale da covid in chirurgia toracica: “Grandi professionalità penalizzate da troppe criticità”

LECCE - Problemi di personale, turni estenuanti, assenza di manutenzione negli ambienti e carenze igieniche in alcune stanze di uno dei reparti più importanti della sanità locale: tutte criticità a discapito del funzionamento di uno dei luoghi più delicati per le cure dei pazienti salentini, ovvero chirurgia toracica presso il “Vito Fazzi” di Lecce.

È dalle stanze della divisione interna al nosocomio, presso cui si trovano alcuni degli ammalati con gravi patologie, che parte il racconto di Giovanni Verardi, avvocato salentino, che per tre settimane è stato ricoverato per una polmonite bilaterale da covid e ha potuto osservare dall’interno pregi e difetti del reparto. Una testimonianza, la sua, che non vuole porsi sotto forma di strumentale polemica politica ma come richiamo agli organi preposti, affinché trovino soluzioni adeguate per scongiurare malfunzionamenti a discapito di cittadini e operatori sanitari.

“Ciò che ho visto e di cui parlo – spiega - nasce anche dalla condivisione di informazioni col personale impiegato che ho conosciuto nel periodo di permanenza obbligata al Fazzi: con alcuni sono entrato in confidenza e mi hanno raccontato cosa si trovano a dover affrontare quotidianamente per portare avanti uno dei pochi reparti salvavita d’eccellenza della sanità pugliese”.

Tutto comincia circa un mese fa, quando l’avvocato, da sempre sportivo e senza particolari problemi, accusa dei dolori al torace: “Ho fatto tre dosi di vaccino, andavo sempre a correre ma ho avvertito fastidi che sono man mano peggiorati. Sono finito dapprima a Tricase, dove la diagnosi è stata quella di una polmonite bilaterale da covid: mi hanno liberato i polmoni dalla presenza di liquido, poi ad un certo punto si è reso necessario il mio trasferimento al Fazzi, nel reparto di chirurgia toracica”.

Disagi nel reparto di chirurgia toracica

Verardi ci tiene a precisare di aver trovato un luogo d’eccellenza, diretto con competenza dal primario Corrado Surrente e dal suo staff di medici e infermieri: “Hanno mostrato spirito di abnegazione e grande professionalità, ma all’inizio sono rimasto colpito da un certo nervosismo che ho notato tra gli operatori e ho cercato, pian piano, di capirne il motivo. Ho poi scoperto le ragioni e ho potuto verificare di persone le enormi difficoltà in cui versa la struttura”.

Nello specifico, tra i problemi riscontrati, l’avvocato Verardi racconta dei turni massacranti a cui sarebbe sottoposto il personale sanitario per via di carenze di organico e per la mancata integrazione delle unità distaccate; e ancora la totale assenza di manutenzione ordinaria e straordinaria negli ambienti di uno dei reparti di eccellenza del territorio: il riferimento è ad alcune stanze, che presentano ruggine, umidità e scarsa igiene; e poi c’è il cibo freddo, proveniente dal centro di cottura a Gallipoli, nonostante la presenza in loco di idonei locali atti allo scopo: per non parlare della qualità alimentare, su cui, usando un linguaggio legale, Verardi si avvale della facoltà di non rispondere e preferisce sorvolare.  

“Le lodevoli qualità personali – spiega - purtroppo non sono sufficienti affinché il reparto, tra quelli davvero importanti perché è uno dei luoghi in cui si provano a salvare delle vite, possa funzionare bene. Occorre più personale per poter sostenere in modo efficiente i turni che ad oggi, a mio modo di vedere, risultano massacranti e lesivi della dignità del lavoratore”.

Ma l’appello è anche a un maggiore rispetto per i degenti, che non possono essere collocati in stanze con problemi evidenti: “Ho avuto la sensazione – racconta - che nei corridoi aleggiasse il mesto spirito della rassegnazione, ma trovo tutto ciò inaccettabile: gli organi competenti devono agire in fretta e fermare questo degrado che può portare al mortificante abbandono delle professionalità mediche e al loro trasferimento verso altre realtà”.

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