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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Terra del Salento, alzati e cammina". Cinque vescovi in campo per il territorio

Nella domenica della Palme diffuso il messaggio dei pastori di Lecce, Brindisi e Ostuni, Otranto, Nardò e Gallipoli, Ugento e Santa Maria di Leuca. Aggressione all'ambiente, disoccupazione, tumori i nodi principali, solidarietà, accoglienza, famiglia i germogli della speranza

LECCE - I vescovi del territorio salentino hanno diffuso nel corso delle celebrazioni liturgiche per la domenica delle Palme un messaggio che affronta le principali emergenze sociali ed economiche. Il testo, che riportiamo integralmente, porta la firma di Domenico D'Ambrosio (Lecce), Donato Negro (Otranto), Domenico Caliandro (Brindisi - Ostuni), Vito Angiuli (Ugento - Santa Maria di Leuca), Fernando Filograna (Nardò - Gallipoli).  
Cari fratelli e sorelle, 
nella ricorrenza della festa di Pasqua, come Pastori delle Chiese del Salento, con questo comune messaggio, vogliamo esprimere la nostra fraterna vicinanza a ognuno di voi e far risuonare, ancora una volta, il gioioso annuncio che la Chiesa proclama nella Veglia di Pasqua: Cristo è risorto! 
La risurrezione di Gesù è l’avvenimento unico e irripetibile, tanto sconvolgente quanto definitivo, che ha cambiato per sempre la storia dell’umanità. Molte sono le allusioni presenti nelle antiche profezie. Anche Gesù, durante la sua vita pubblica, annuncia la sua risurrezione dopo il “terzo giorno”. Egli cioè presenta il dolore, la sofferenza e la morte come un cammino da attraversare, ma che sarà vinto e superato: è questa, in senso radicale, la Buona Notizia che Egli annuncia e che, solcando i secoli, dalla sinagoga di Nazareth giunge fino a noi, ci comprende e ci supera, ricapitolando pure tutta la storia e liberandola. Nella Pasqua ogni sofferenza umana è liberata nel profondo. 
Certo, il duro confronto con le vicende della passione e della morte di Gesù sconvolge e disorienta i discepoli e sembra vanificare anche in loro l’attesa liberazione dal male e spegnere il desiderio della realizzazione delle promesse messianiche. La pietra collocata davanti alla sua tomba sembra sigillare definitivamente l’anelito a un futuro pieno di speranza. L’aspirazione all’avvento di un mondo nuovo si dilegua senza lasciare alcuna traccia, come un sogno mattutino, un vago miraggio, una fragile illusione. 
Anche noi, gente del Salento, avvertiamo un senso di sconforto per i problemi e le difficoltà che incombono nella nostra vita e possiamo perciò anche noi fermarci sconvolti, disorientati e sconfitti davanti alla pietra del sepolcro. La realtà quotidiana sembra non lasciare spazio alla prospettiva di novità. I segni di morte e di decadenza si annidano nel cuore e generano comportamenti riprovevoli sul piano morale e funeste ricadute in ambito sociale. 
L’operosità della gente salentina deve, ogni giorno, fare i conti con una difficoltà economica e sociale che genera precarietà e mancanza di lavoro, senza che una progettualità alta delle nostre classi dirigenti riesca ad aprire orizzonti di positiva rinascita. Conseguentemente si moltiplicano sempre più i casi di lavoratori messi in cassa integrazione o licenziati in varie aziende, pubbliche e private. Aumentano le famiglie vittime di povertà, con difficoltà ad affrontare le spese di ogni giorno e ad amministrare adeguatamente il loro denaro. Per le nuove generazioni, si ripresenta la triste necessità di dover emigrare alla non facile ricerca di una giusta occupazione. Alcune famiglie presentano, al loro interno, un disagio di vario genere e di differente significato morale: ludopatia e alcolismo, soprattutto fra gli uomini; malattie gravi difficilmente curabili o che necessitano farmaci costosi; tossicodipendenza, in particolare tra i giovani; minori a rischio, poco tutelati e curati, e spesso costretti ad abbandonare gli studi, con l’aumento della dispersione scolastica. Così pure insegnanti ed educatori sono posti di fronte a dinamiche gestionali sempre più pesanti e complesse, che bruciano energie ed entusiasmi.
Problemi molto seri riguardano altri settori della vita sociale e civile. L’emergenza dei tumori nel Salento si presenta in un drammatico aumento, talvolta in relazione a scelte industriali con gravi effetti inquinanti. Il più delle volte, a pagarne le spese sono i più poveri, spesso senza adeguate tutele sanitarie. Ugualmente deplorevoli sono i fenomeni di corruzione che dilapidano risorse pubbliche ed episodi di intimidazione che inquinano la vita sociale. Lungo le nostre strade si evidenzia sempre di più la presenza di donne, per lo più extracomunitarie, cadute nella trappola della prostituzione.
Non meno gravi sono le questioni di carattere ambientale. Il limpido splendore del nostro mare è minacciato da interventi invasivi che possono deturpare l’ecosistema delle coste e del fondale marino. La ricerca di fonti energetiche mette a rischio un patrimonio di bellezza che dà gioia alla vista ed è un naturale volano di sviluppo turistico e culturale. La ricerca del profitto porta ad imboccare strade più convenienti, ma che implicano gravi danni ambientali, sul medio o lungo periodo.
Il fascino del Salento è reso ancora più attraente dalla presenza dei suoi ulivi secolari. Purtroppo, in questi ultimi tempi, un flagello mortale si è abbattuto su queste piante con il rischio che possa essere irrimediabilmente alterato l’intero territorio salentino con incalcolabili conseguenze sul piano economico per intere famiglie e per numerose attività produttive, e la perdita di una pianta che rappresenta la stessa identità della nostra cultura mediterranea, ed è universalmente riconosciuta come simbolo di pace e di benedizione: una ferita ancora più grave di quella che, qualche anno fa, ha colpito le palme, segno della nostra vocazione di porta d’Oriente.
Per esprimere la nostra vicinanza e solidarietà a tutti gli operatori del settore, abbiamo deciso di elevare al Signore la nostra preghiera attraverso il pio esercizio della Via crucis. Percorreremo il cammino penitenziale, lunedì 30 marzo, da Gagliano del Capo al Santuario di Leuca. Confidiamo che questa iniziativa promossa dalla Chiesa aiuti tutti coloro che hanno a cuore il bene comune ad affrontare con rinnovato coraggio questa grave emergenza sociale. Auspichiamo che i responsabili istituzionali, politici e sociali trovino insieme le giuste risposte a questa grave calamità.
Di fronte a questa molteplicità di problemi e drammi personali, familiari e sociali, forse, potremmo lasciarci vincere dallo scoraggiamento e dalla tristezza e cedere al pensiero che non ci sia altro da fare se non rassegnarsi all’ineluttabile accadere degli avvenimenti con la loro oscura opacità. Il pessimismo potrebbe prendere il posto della speranza, e la tristezza potrebbe spegnere ogni sentimento di gioia. Ci fermeremmo così sgomenti e disperati ai piedi della Croce. Ma Gesù, sulla croce, prende su di Sé tutti i dolori e le fatiche dell’umanità e le libera. Proprio guardando la Croce noi acquisiamo così un orizzonte nuovo di senso, che ci consente di vedere anche il positivo che, silenziosamente, è presente e cresce intorno a noi.
Come non vedere, per esempio, la generosa accoglienza che, normalmente e da tanti anni, i salentini mostrano verso gli stranieri che, a causa delle loro drammatiche storie, approdano nelle nostre terre! E, ancora, dobbiamo constatare come una realtà sociale, che diventa, specialmente in alcuni contesti, sempre più multiculturale e multireligiosa, non abbia prodotto forme radicate di razzismo o xenofobia, ma si sia normalmente espressa nelle forme dell’integrazione interculturale. Tra le luci, che possiamo osservare, vi è la permanenza di un legame familiare ancora molto forte, sia pure sfidato e messo in sofferenza dai fenomeni che abbiamo prima denunciato: un legame che coltiva gli affetti e nel quale si fondano sia la dignità di tante famiglie nell’affrontare le difficoltà materiali, sia il coraggio e la forza di tanti genitori, soprattutto di tante madri (le donne sono in prima fila), nel gestire con decoro e responsabilità la vita domestica, l’educazione dei figli, la cura di parenti anziani. Cresce, pure, la fierezza del rimboccarsi le maniche, del non piangersi addosso, il superamento di quell’autovittimismo lamentoso che aspetta che tutto cali dal cielo. Anche le comunità ecclesiali possono testimoniare la presenza di germogli di primavera – di gemme pasquali – nell’opera delle Caritas, del Progetto Policoro, del Microcredito e del volontariato, nella multiforme solidarietà ordinaria, nella stessa solidità del tessuto popolare di fede che anima le nostre parrocchie. Ecco come si prepara la Pasqua.
Lasciamoci, pertanto, sostenere dalle consolanti parole di Papa Francesco. Illustrando il significato della Pasqua di Cristo, egli esorta credenti e non credenti con queste parole: «Fratelli e sorelle, non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita! Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela. Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui» (Omelia nella Veglia della Notte di Pasqua, 30 marzo 2013).
Seguendo il suo esempio e il suo insegnamento, anche noi, Pastori delle Chiese del Salento, invitiamo tutti voi, fedeli e comunità cristiane, a ravvivare la speranza e a comunicarla ai nostri conterranei con gioia e semplicità di cuore. La nostra fede in Cristo Risorto genera una speranza «che non delude» (Rm 5,5) e ci conferma che i problemi, sopra richiamati, sono racchiusi nelle “sue piaghe”. Egli, infatti, «ha preso su di sé tutte le nostre infermità e si è addossato i nostri dolori (Is 53,4) e «per le sue piaghe siamo stati guariti» (Is 53,5; cfr. 1Pt 2,24). La Croce pertanto è la via alla Resurrezione! L’ultima parola non è della morte, ma della vita.
Anche tu, terra del Salento: alzati e cammina! E, anzi, in questa Pasqua con il coraggio della fede, con lo slancio della speranza e con la forza della carità: alzati, rivestiti di luce! Pertanto a chi ci chiede «ragione della speranza che è in noi» (1Pt 3,15), indichiamo Lui, il Signore della vita, morto e risorto, e annunciamo il suo mistero con la parola e con una degna condotta di vita. Le nostre persone e le nostre comunità siano luci radiose e segni trasparenti della sua risurrezione. Animati dalla fede in Cristo, nostra speranza, formuliamo a tutti voi, cari fratelli e sorelle, i nostri auguri pasquali e, con sentimenti di sincera fraternità, vi esortiamo: non lasciatevi rubare la speranza, immettete nuova linfa nelle vene della storia. Cristo, vera luce del mondo, ci sosterrà. Egli è veramente risorto!
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