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Cronaca

Chiomonte, assalto al cantiere Tav: contestate finalità di terrorismo al leccese

Si aggrava la posizione di G.M. finito nei guai insieme ad altri due giovani di Milano per il noto episodio del maggio del 2013, per il quale in precedenza erano stati arrestati in quattro. Oggi una nuova ordinanza in carcere per attentato per finalità terroristiche e condotte con finalità di terrorismo

TORINO – Si aggrava la posizione di G.M., 23enne di Lecce, di un 24enne di Segrate e di un 26enne di Milano. Ai tre giovani, già arrestati l’11 luglio scorso per l’assalto al cantiere dell’alta velocità di Chiomonte, il gip Federica Bompieri, su richiesta dei pm della Procura di Torino Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, ha notificato una nuova ordinanza in carcere con le accuse di attentato per finalità terroristiche e condotte con finalità di terrorismo.

In cella i tre giovani, come noto, vi erano finiti con le ipotesi di reato, a vario titolo, di fabbricazione e porto d’armi da guerra e tipo guerra, congegni esplosivi, danneggiamento seguito da incendio, violenza nei confronti di pubblici ufficiali per costringerli a omettere atti del loro servizio. I violenti scontri con le forze dell’ordine si verificarono il 14 maggio del 2013.

Un nutrito gruppo di giovani che ruotano attorno al mondo del movimento anarchico, nel corso di proteste contro la controversa costruzione della Tav assaltò il cantiere usando anche diverse strategie, ovvero aggredendo in simultanea quattro ingressi, con bombe carta, bottiglie incendiarie, materiale pirotecnico e anche razzi esplosi da un mortaio rudimentale. Tre cancelli furono bloccati con cavi d’acciaio, impedendo alle forze dell’ordine di muoversi agevolmente.

Le ordinanze di luglio (e quindi anche queste nuove e più dure contestazioni) rappresentarono il proseguimento di un’attività d’indagine della Digos già culminata il 9 dicembre del 2013 con i fermi di quattro giovani. E fu proprio dai rilievi tecnici condotti su uno di loro che gli inquirenti risalirono anche agli altri.

Il leccese fu fermato in estate dalla Digos del capoluogo salentino. Fu rintracciato proprio nella sua città natale, sebbene per motivi di studio vivesse la maggior parte del tempo a Milano, dov’è ritenuto dagli inquirenti un frequentatore del centro anarchico “La mandragola”.

Il 23enne leccese era finito nei guai già nel maggio del 2013, a seguito degli scontri con la polizia avvenuti all’Università Statale di Milano in occasione dello sgombero di alcuni locali della libreria ex Cuem – occupati circa un anno prima - dove alcuni collettivi studenteschi si erano barricati. Di recente gli è stata anche notificata la chiusura delle indagini preliminari perché avrebbe partecipato alla manifestazione non autorizzata degli Ultrà Lecce del maggio 2011, quando si radunarono sotto lo stadio per seguire le sorti del Lecce impegnato in un match vitale nel derby di Bari (tutto poi cancellato dalla giustizia sportiva per le note vicissitudini).

Il giovane leccese, al momento ristretto nel carcere di Vigevano, è difeso dagli avvocati Francesco Calabro ed Eugenio Losco. Con la nuova imputazione, lui e gli altri due rischiano una condanna notevole, considerando che per gli altri quattro i pm hanno già chiesto nove anni e sei mesi. 

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