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Cronaca

Torna in libertà il presunto boss Antonio Pellegrino, Riesame accoglie ricorso

Torna in libertà, a distanza di circa tre mesi dall’arresto, Antonio Pellegrino, il 41enne di Squinzano, ricercato sia per l’operazione “Vortice - Déjà Vu” dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Lecce, sia per “White Butcher”, condotta dalla guardia di finanza di Brindisi. Il tribunale del Riesame, infatti, ha disposto la scarcerazione

LECCE – Torna in libertà, a distanza di circa tre mesi dall’arresto, Antonio Pellegrino, il 41enne di Squinzano, ricercato sia per l’operazione “Vortice - Déjà Vu” dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Lecce, sia per “White Butcher”, condotta dalla guardia di finanza di Brindisi. Il tribunale del Riesame, infatti, ha disposto la scarcerazione di Pellegrino accogliendo l’istanza del suo legale, l’avvocato Elvia Belmonte, dopo una complessa e articolata battaglia legale.

Il 41enne, ritenuto fra i reggenti dell’omonima frangia della Scu, era stato arrestato, dopo alcuni mesi di latitanza, il 24 maggio presso il posto di frontiera di Nagylak, al confine con la Romania. Aveva con sé alcuni documenti falsi e una cospicua somma di 25mila euro in contanti. A tradirlo era stato un appariscente tatuaggio sul collo raffigurante uno scorpione. L’esame sulle impronte digitali aveva fugato ogni dubbio residuo: davanti alla polizia ungherese c’era Pellegrino, Gli agenti ungheresi si erano così coordinati con il Raggruppamento operativo speciale dell’Arma e con il Servizio di cooperazione internazionale di polizia del ministero dell’Interno. Una volta avuta la certezza che si trattasse del ricercato, per lui erano scattate le manette.

Pellegrino era sfuggito nel novembre del 2014 all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito dell’operazione “Vortice Déjà Vu”. Fu il primo atto di un’inchiesta che si sarebbe poi allargata, seguita da una seconda operazione nel marzo scorso, più da altre ricerche a caccia dei vari latitanti. Antonio Pellegrino, a seguito di quella sua prolungata irreperibilità, era dunque colpito da un mandato d’arresto europeo perché indagato per associazione mafiosa, traffico internazionale di stupefacenti, abuso d’ufficio e altri reati. Ora, però, un nuovo colpo di scena.

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