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Cronaca

Giallo Torre Veneri, scoperto un cadavere in spiaggia. I documenti sono albanesi

La polizia avvisata da un uomo che stava passeggiando sul litorale. L'area, piuttosto impervia, raggiunta grazie al supporto dei vigili del fuoco. Lo straniero aveva 25 anni. Accertamenti in corso per stabilire le cause del decesso: il pm conferirà l'autopsia

LECCE – Un corpo scarnificato sulla spiaggia, a diversi metri di distanza dalla battigia. Addosso, un paio di jeans. Nelle tasche documenti, ancora leggibili: carta d’identità, passaporto, persino patente di guida. Nazionalità: albanese. E’ un vero e proprio “giallo” quello ha scosso la gelida mattinata nel giorno della festività dell’Immacolata. Il macabro ritrovamento è stato fatto per puro caso da un uomo che questa mattina stava passeggiando lungo la spiaggia di località Torre Veneri. 

La zona è nota ai più per la presenza del poligono di tiro impiegato dai militari per le esercitazioni. La scoperta è avvenuta intorno alle 11, in un punto poco battuto della litoranea leccese. La spiaggia in questione si trova a circa un paio di chilometri da San Cataldo. Si raggiunge lasciandosi alle spalle la provinciale che la collega la marina dei leccesi a Frigole, altra località che ricade nel demanio del capoluogo, frequentata soprattutto d’estate.

L’uomo non ha perso tempo. Ha subito composto il 113, indicando il punto del ritrovamento del cadvere. Volanti di polizia e personale della scientifica hanno raggiunto al più presto il luogo. Un punto piuttosto nascosto, non semplice da individuare. Il corpo si trovava in una zona talmente impervia che una volante è rimasta impantanata. Per solcare la macchia e l’arenile, gli agenti hanno dovuto chiedere il supporto di un mezzo dei vigili del fuoco.

Il cadavere, come hanno potuto riscontrare gli inquirenti, era in avanzato stato di decomposizione, tanto che i tratti del volto non sono per nulla riconoscibili. Indosso aveva comunque gli abiti e, quel che è più importante, quei documenti d'identità. Il nome, però, non suggerisce nulla agli inquirenti: Mario Yaku, 25 anni, nativo di Krujë, capoluogo di un omonimo distretto. In Italia sembra che non sia mai stato censito. E non è chiaro, per ora, neanche se lo straniero avesse parenti in Italia. 

Saranno dunque svolti approfondimenti interessando anche l’ambasciata albanese, per avere conferma su quei documenti, accertarne l'autenticità e stabilire se appartenessero realmente alla persona ritrovata morta. Per il momento non è stato possibile neanche formulare un’ipotesi sulle cause della morte. Se violenta, per motivi naturali, annegamento o assideramento, sarà eventualmente l’autopsia a dimostrarlo. Ammesso che l’esame riesca a comprovare qualcosa di certo, considerato l’avanzamento della decomposizione. Il pubblico ministero di turno presso la Procura di Lecce, Roberta Licci, affiderà domani l’incarico per l’esame necroscopico. Le spoglie sono state trasportate presso la camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi”.

UNA RIDDA DI IPOTESI, NESSUNA CERTEZZA

Quali le ipotesi? Un marittimo o un clandestino sono due fra le piste praticate. Ma non è un mistero: nel ventaglio delle possibilità non si esclude certo quella che conduce ai traffici di droga. Una teoria è quindi che l’uomo possa essere morto nel corso di una traversata lungo il Canale d’Otranto, magari cadendo nelle acque ghiacciate durante una rocambolesca fuga.

Negli ultimi mesi il traffico di stupefacenti (in prevalenza marijuana) da una sponda all’altra sembra essersi intensificato. Se così fosse, il corpo potrebbe essere stato restituito alla terra direttamente dalle recenti mareggiate, particolarmente violente. Il che giustificherebbe anche il fatto che non fosse esattamente vicino al bagnasciuga.   

L’ultimo episodio noto di uno sbarco di droga risale appena al 26 novembre scorso. Quella mattina i militari della guardia di finanza a bordo di un elicottero, sorvolando la litoranea, hanno individuato un gommone nella zona di Spiaggiabella, fra Torre Chianca e Torre Rinalda. Accanto c'erano borsoni contenenti un totale di 3 quintali di marijuana. Degli scafisti, però, nessuna traccia: fuggiti, forse proprio dopo aver posato lo sguardo al cielo, scorgendo il mezzo aereo dei militari.

Il 30 ottobre scorso, invece, i poliziotti della squadra mobile, dopo un’attività investigativa, avendo sentore di uno sbarco di droga imminente, si sono appostati proprio nei pressi della spiaggia di Torre Veneri, individuando due persone in arrivo a bordo di acquascooter. Attaccate alle moto d’acqua, con cavi, c’erano canoe in vetroresina colme di droga. I trafficanti, quel giorno, hanno sganciato il carico, per oltre 360 chili di marijuana, riuscendo a fuggire.

Si tratta di località molto vicine, se non quasi convergenti con il luogo del rinvenimento del corpo (come testimonia soprattutto il secondo episodio citato), e questa è dunque inevitabilmente una delle tracce che gli investigatori dovranno seguire.

Non è comunque neanche da escludere neanche una questione riguardante la tratta di migranti. D’inverno gli sbarchi di extracomunitari, che partono prevalentemente dalla Grecia o dalla Turchia, sono meno intensi. Le attività, però, non si fermano del tutto, come testimonia il rintraccio di extracomunitari avvenuto giusto ieri, a Porto Miggiano, nella zona di Santa Cesarea Terme, dove ancora una volta sono intervenuti mezzi della guardia di finanza.

IL PRECEDENTE IRRISOLTO

Nelle prossime ore, dunque, si cercherà di dipanare un mistero che annovera un caso per certi versi analogo. Nel pomeriggio del 29 dicembre del 2007, una donna trovò un corpo completamente sfigurato dall’azione degli elementi lungo la spiaggia di San Basilio. Quel giorno intervennero i carabinieri della stazione di Melendugno. S’ipotizzò che potesse trattarsi di un marittimo caduto da qualche imbarcazione in transito o di un clandestino.

Ma addosso o accanto non c’erano documenti e il caso non è mai stato risolto. In questo frangente, invece, vi sono già buoni elementi per stabilire in quale contesto è maturata la morte.  

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