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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Mistero del cadavere in spiaggia: il giovane scomparso fin dal 24 novembre

L'esame comparativo sul Dna chiarirà se effettivamente il corpo trovato a Torre Veneri appartiene all'albanese Mario Yaku, di cui sono stati trovati i documenti. La famiglia aveva perso ogni contatto da quando aveva detto di voler incontrare il fratello a Treviso. Nelle tasche anche annotazioni

LECCE – Bisognerà attendere l’esito dell’esame del Dna per sciogliere i dubbi sull’identità del cadavere rinvenuto domenica mattina sulla spiaggia di Torre Veneri. Il corpo era in avanzato stato di decomposizione, con la testa e il collo completamente scarnificati (inoltre aveva perso la mandibola). Nella tasca posteriore dei jeans, però, l’uomo aveva alcuni documenti d'identità ancora leggibili: carta d’identità, passaporto, e persino la patente di guida. Documenti intestati a un uomo di nazionalità albanese, Mario Yaku, 25 anni, nativo di Krujë (Croia nella traduzione italiana), capoluogo di un omonimo distretto.

Di Yaku i parenti avevano perso ogni traccia dalla sera del 24 novembre. L’uomo, secondo quanto denunciato dagli stessi, avrebbe dovuto raggiungere l’Italia per incontrare il fratello che si trova a Treviso. Sarà proprio la comparazione tra il Dna prelevato dal cadavere e quello dei parenti di Yaku, in viaggio verso Lecce, a confermare o smentire l’identità dell’uomo. Nelle tasche dei jeans la vittima custodiva anche due biglietti da visita di altrettanti ristoranti, uno di Roma e l’altro di Firenze. Su di essi (entrambi sono miracolosamente sfuggiti alla furia distruttrice del mare) aveva scritto alcune annotazioni, ora al vaglio degli inquirenti.

Potrebbe essere l’autopsia, il condizionale è d’obbligo viste le condizioni del corpo (come detto in buona parte scarnificato e “saponificato” dalla lunga permanenza in mare), a svelare cause, modalità e data approssimativa del decesso. Venerdì prossimo il sostituto procuratore Roberta Licci, titolare del procedimento, conferirà l’incarico al medico legale Roberto Vaglio. Un esame utile a delineare i contorni di quello che è un vero e proprio “giallo dell’Immacolata”.

Il macabro ritrovamento è stato fatto per puro caso da un uomo che ieri mattina stava passeggiando sulla spiaggia. La scoperta è avvenuta intorno alle 11, in un punto poco battuto della litoranea leccese. La spiaggia in questione si trova a circa un paio di chilometri da San Cataldo. Si raggiunge lasciandosi alle spalle la provinciale che la collega la marina dei leccesi a Frigole.

L’uomo ha creduto inizialmente di essersi imbattuto in un manichino. Solo dopo aver raggiunto la sagoma riversa sulla spiaggia si è accorto che erano i resti di una persona e, con freddezza e autocontrollo, ha subito composto il 113, indicando il punto del ritrovamento del cadavere. Volanti di polizia e personale della scientifica hanno raggiunto poco dopo il luogo indicato. Diverse le ipotesi in mano agli investigatori.

La più accreditata è che l’uomo possa essere morto nel corso di una traversata lungo il Canale d’Otranto, magari cadendo nelle acque ghiacciate durante una rocambolesca fuga. Negli ultimi mesi il traffico di stupefacenti (in prevalenza marijuana) da una sponda all’altra se mbra essersi intensificato. Scafi e gommoni continuano a solcare il “mare di mezzo”. Il mare potrebbe aver restituito il corpo dopo le recenti burrasche. Il che giustificherebbe anche il fatto che non fosse esattamente vicino al bagnasciuga.

Sotto la lente degli inquirenti, in particolare, uno sbarco di droga avvenuto il 26 novembre scorso. Quella mattina i militari della guardia di finanza, a bordo di un elicottero, sorvolando la litoranea, hanno individuato un gommone nella zona di Spiaggiabella, fra Torre Chianca e Torre Rinalda. Accanto, alcuni borsoni contenenti un totale di tre quintali di marijuana. Degli scafisti, però, nessuna traccia.

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