rotate-mobile
Cronaca Nardò

Traffico e spaccio di droga nella “piazza” di Nardò: in nove a processo

Emesso dalla giudice Giulia Proto il decreto di giudizio immediato nei riguardi degli imputati che il 13 aprile scorso furono destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare

NARDO' - Si aprirà il 7 novembre dinanzi ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Lecce, il processo alle nove persone destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita, lo scorso 13 aprile, dagli agenti della squadra mobile, del commissariato locale e del Reparto prevenzione crimine di Lecce e Siderno, nell’ambito dell’inchiesta sull’associazione che avrebbe monopolizzato il mercato della droga a Nardò, tra il 2019 e il 2020.

La prima udienza è stata fissata dalla giudice Giulia Proto nel decreto di giudizio immediato, sollecitato dalla Procura. Ora gli imputati avranno quindici giorni di tempo per chiedere (attraverso gli avvocati difensori Stefano Pati, Tommaso Valente, Giuseppe Bonsegna, Ladislao Massari, Andrea Frassanito e Giampiero Geusa) di essere giudicati con un rito speciale (abbreviato o patteggiamento).

In particolare, risponderanno di associazione a delinquere dedita al traffico di cocaina e marijuana: Roberto Longo, 55enne neretino, ritenuto a capo del gruppo; Roberto, detto “Robertino”, Giammarruto di 31 anni, ritenuto il braccio destro del primo, e la moglie, Chiara Marzano, di 28 anni; Fernando De Mitri, di 36; Giulio Falconieri, detto “Antaro” di 34; Alessio Fahrat, di 28 anni; Antony Fracella, di 31; Lorenzo Grillo, di 42. A Sergio Spenga, di 39 anni, invece, è contestato il reato, meno grave, di spaccio.

Tra le altre accuse, ci sono anche quelle di usura, estorsione, e violazione della legge in materia di armi. La prima è rivolta sia a Giammaruto che a De Mitri, perché stando a quanto emerso dalle indagini, il 9 agosto del 2020, a Martina Franca, avrebbero minacciato un cliente per costringerlo a consegnare la sua autovettura, una Mercedes-Benz, come pagamento dei debiti per pregresse forniture di cocaina.

Di usura, invece, risponde solo Giammaruto, ai danni di un imprenditore al quale avrebbe prestato somme di denaro.

Stando alle carte dell’inchiesta, l’organizzazione sarebbe stata ben strutturata e si sarebbe avvalsa non solo di metodi violenti e minacciosi per rivendicare la propria esistenza negli ambienti criminali, ma anche di strategie per eludere le investigazioni (qui, tutti i dettagli).

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Traffico e spaccio di droga nella “piazza” di Nardò: in nove a processo

LeccePrima è in caricamento