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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Nardò

Traffico e spaccio nella "piazza" di Nardò: invocate 11 condanne per quasi 130 anni di reclusione

La pena più alta, a 18 anni, è stata chiesta dall’accusa per Roberto Longo, ritenuto a capo del gruppo smantellato il 13 aprile del 2022. Secondo l'accusa, l'associazione avrebbe monopolizzato il mercato locale, tra il 2019 e il 2020

NARDO' - E’ entrato nel vivo questa mattina con le richieste della sostituta procuratrice Carmen Ruggiero, il processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta su un’associazione che avrebbe monopolizzato il mercato della droga a Nardò, tra il 2019 e il 2020. 

Sono in totale circa 130 gli anni di reclusione (per la precisione 129 anni e sei mesi), quelli invocati dalla pubblica accusa, messi nero su bianco a margine della memoria depositata oggi, nell’aula bunker del carcere di Lecce, e sui quali dovrà pronunciarsi il giudice Angelo Zizzari.

La condanna più alta, a 18 anni di reclusione, è stata chiesta per Roberto Longo, 56enne neretino, ben noto per i suoi trascorsi nello storico sodalizio mafioso di Pippi Durante e Marcello Dell’Anna, ritenuto a capo del gruppo. 

Per gli altri undici imputati, suoi concittadini, le richieste sono state le seguenti: 16 anni e sette mesi per Roberto, detto “Robertino”, Giammarruto, di 32 anni, ritenuto il braccio destro del primo, e otto anni per la moglie, Chiara Marzano, di 29; 10 anni e 7 mesi per Fernando De Mitri, di 37; 11 anni e 4 mesi per Giulio Falconieri, detto “Antaro”, di 35; 10 anni tondi ciascuno per Alessio Fahrat, di 29, e Antony Fracella, di 32; 16 anni di reclusione per Lorenzo Grillo, di 43; 10 anni e 7 mesi per Sergio Spenga, di 40 anni. E ancora: dieci anni e cinque mesi per Alex Mazzarella, di 38; otto anni per Gianluca Sanasi, di 36.

I primi nove furono destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita, il 13 aprile del 2022, (gli altri, furono indagati a piede libero), dagli agenti della squadra mobile, del commissariato locale e del Reparto prevenzione crimine di Lecce e Siderno, e a seguire del decreto di giudizio immediato, con il quale la gip Giulia Proto fissò l’inizio del processo in ordinario. Proprio a seguito della notifica del provvedimento, gli stessi avevano chiesto e ottenuto il giudizio abbreviato che, in caso di condanna, prevederà lo sconto di un terzo della pena.

Tra le altre accuse, ci sono anche quelle di usura, estorsione, e violazione della legge in materia di armi. La prima è rivolta sia a Giammaruto che a De Mitri, perché stando a quanto emerso dalle indagini, il 9 agosto del 2020, a Martina Franca, avrebbero minacciato un cliente per costringerlo a consegnare la sua autovettura, una Mercedes-Benz, come pagamento dei debiti per pregresse forniture di cocaina.

Di usura, invece, risponde solo Giammaruto, ai danni di un imprenditore al quale avrebbe prestato somme di denaro.
Stando alle carte dell’inchiesta, inoltre, l’organizzazione sarebbe stata ben strutturata e si sarebbe avvalsa non solo di metodi violenti e minacciosi per rivendicare la propria esistenza negli ambienti criminali, ma anche di strategie per eludere le investigazioni (qui, tutti i dettagli).

In aula si ritornerà il 23 giugno e il 7 luglio per il completamento delle arringhe della difesa, rappresentata dagli avvocati: Stefano Pati, Stefano Prontera, Tommaso Valente, Giuseppe Bonsegna, Ladislao Massari, Andrea Frassanito e Giampiero Geusa.

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