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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Trattata come una schiava del sesso a 19 anni: inflitte due condanne per 24 anni di reclusione

Emesso il verdetto dalla Corte d’assise di Lecce nei riguardi di due uomini accusati di aver acquistato una giovane in Bulgaria e di averla costretta a prostituirsi per le strade del Salento

LECCE - Trattata come una schiava: acquistata a ottocento euro in Bulgaria, poi trasportata in Italia e costretta a prostituirsi, senza che le fosse concessa neppure la possibilità di mettere il naso fuori casa se non nelle ore di “lavoro”. Ma ora è arrivato il verdetto per i due uomini arrestati nell’ottobre del 2014, quando i carabinieri dopo aver intercettato il loro tentativo di “riprendersi” la ragazza, nel frattempo trasferita in una comunità di accoglienza, proprio mentre stava per intraprendere il viaggio di ritorno in Bulgaria, li assicurarono alla giustizia.

Sono 24 (12 a testa) gli anni inflitti dalla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Pietro Baffa, nel processo terminato oggi nei riguardi di: Tsvetan Tsvetanov, 46enne, originario della Bulgaria e domiciliato a Cursi, e del connazionale Aleksandar Georgiev, 27enne, di Taviano. Le accuse nei loro confronti erano di riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione.

Tutto ebbe inizio da un controllo dei militari della compagnia di Gallipoli per le strade di Sannicola, durante il quale furono fermati gli imputati e la vittima, all’epoca dei fatti 19enne, che, in questa circostanza, ebbe il coraggio di raccontare la sua disavventura, riferendo di essere stata trasformata in una schiava del sesso a pagamento.

Per entrambi, scattò la denuncia a piede libero e la malcapitata fu accolta in una casa protetta. Fondamentali alle indagini, denominate "Robinia" (schiava in bulgaro), furono le intercettazioni telefoniche, nel corso delle quali emerge il tentativo dei complici di rientrare in possesso della giovane. C’è anche una telefonata fatta all’uomo dal quale la acquistarono in Bulgaria, con la garanzia fosse un’ottima prostituta: alle minacce, lui risponde che, se fosse rientrata, l’avrebbe riconsegnata e che, a quel punto, avrebbero potuto fare qualunque cosa di lei, anche ucciderla. Ma Tsvetanov replica che intendeva solo lucrare sul suo corpo.

Stando ancora a quanto emerso a dibattimento, il 27enne e il 46enne riuscirono ad individuare una amica della ragazza, che aveva pubblicato su facebook una foto in cui erano insieme. Così, sotto minaccia, questa fu costretta a indicare il luogo dove avrebbero potuto trovarla: una panchina nei pressi del Foro Boario, a Lecce, dove era in attesa di prendere un pullman per la Bulgaria.

Ma il loro tentativo fallì, grazie all’intervento dei carabinieri che, avendo i telefoni sotto controllo, erano a conoscenza dell’accordo: bloccarono la complice nei pressi della stazione ferroviaria, dove era riuscita a portare con la forza la malcapitata per recarsi a Brindisi.

Intanto i due uomini, non avendo più contatti con la donna, insospettiti, abbandonarono l’autovettura nelle campagne di Squinzano e fuggirono a piedi, ma furono intercettati a Presicce, e arrestati nonostante uno di questi tentò una rocambolesca fuga sui tetti.

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