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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Trepuzzi

Omicidio nel bar, attesa per l'interrogatorio: non convince la tesi del litigio

Sarà sentito domani mattina Fabio Antonio Perrone, l'uomo di 41 anni arrestato sabato scorso per l'omicidio di Fatmir Makovic, montenegrino 45enne, e del tentato omicidio di suo figlio 16enne. Sarebbero già due le persone indagate per favoreggiamento. Ad ore anche l'incarico per l'autopsia

LECCE – Sarà sentito domani mattina, alle ore 9,30 in punto, Fabio Antonio Perrone, l’uomo di 41 anni arrestato sabato scorso per l’omicidio di Fatmir Makovic, montenegrino 45enne, e del tentato omicidio di suo figlio 16enne.

Perrone, assistito dall’avvocato Antonio Savoia, comparirà dinanzi al gip Vincenzo Brancato per l’udienza di convalida dell’arresto nel carcere di Borgo San Nicola, dove si trova detenuto. Un interrogatorio molto atteso, cui potrebbe partecipare anche il magistrato titolare del procedimento, il sostituto procuratore Francesca Miglietta, che potrebbe sciogliere alcuni dei dubbi legati a un agguato consumato con straordinaria ferocia e determinazione. Sempre, però, che Perrone rompa il muro di silenzio in cui si è trincerato da sabato scorso.

Subito dopo l’arresto, non ha proferito una parola, dinanzi agli inquirenti che lo incalzavano con le domande, con lo sguardo fisso verso un punto indefinito e l’espressione imperturbabile. Il 41enne, del resto, è ritenuto dagli investigatori un elemento di spessore della criminalità locale, che ha già scontato 18 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso, armi e droga.

Non convince, almeno per il momento, l’ipotesi di un litigio sfociato in una spietata vendetta. Già al momento dell’arresto gli investigatori hanno contestato l’aggravante delle modalità mafiose, sintomo che dietro l’agguato di venerdì notte si nasconde qualcosa di più complesso e rilevante sotto il profilo criminologico.

Gli uomini del Nucleo investigativo dei carabinieri e della compagnia di Campi Salentina (guidati rispettivamente dal capitano Biagio Marro e dal maggiore Nicola Fasciano) stanno raccogliendo e mettendo insieme i tasselli di un’indagine complessa, finalizzata a stabilire quali interessi avessero riportato Perrone nella sua Trepuzzi (l’uomo da qualche tempo si era trasferito in Toscana) e cosa abbia condotto “Triglietta” (come era conosciuto negli ambienti criminali) a scontrarsi con la vittima, persona molto conosciuta e rispettata nella comunità del campo sosta “Panareo”, dove risiedeva.

Fabio Antonio Perrone-3Sarebbero già due le persone indagate per favoreggiamento, per aver nascosto agli uomini dell’Arma l’identità dell’assassino e aver accompagnato il 41enne nella casa estiva (nei pressi di Casalabate) dove è stato tratto in arresto. Sorprende, inoltre, che Perrone non abbai fatto nulla per nascondersi in una località più sicura e disfarsi degli abiti insanguinati e dalla pistola usata, con ogni probabilità, per la sparatoria.

Domani il pubblico ministero conferirà al medico legale l’incarico di eseguire l’autopsia sul corpo di Fatmir Makovic, 45enne di origine montenegrina. Pochi i dubbi comunque: chi ha sparato lo ha fatto per uccidere, svuotando l’intero caricatore della pistola Crvena Zastava, una calibro 9 di fabbricazione serba (una delle tante armi arrivate sulle nostre coste dopo il conflitto che ha infiammato e disgregato l’ex Jugoslavia). ​Migliorano, seppur lentamente, le condizioni del 16enne ferito da tre proiettili. 

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