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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Tricase

I pacchi? In casa della postina infedele. E il figlio scovato con la droga

Una storia surreale arriva da Tricase dove in arresto sono finiti madre, figlio e amico di quest'ultimo. La donna per mesi ha sottratto posta, portandola a casa. Durante la perquisizione, scoperto anche spaccio di "erba" e cocaina

TRICASE – Lei lavorava presso il centro di smistamento postale di Tricase. L’imperfetto è d’obbligo, perché Poste italiane l’ha licenziata in tronco, dopo l’arresto dei carabinieri. Il danno che Maria Antonietta Mammolo, 54enne, originaria di Ruffano, con domicilio a Tricase, ha provocato all’azienda e a centinaia di utenti, infatti, al momento è difficile anche da calcolare. Già, perché lei, le missive e i pacchi, non li smistava. O meglio, lo faceva. Ma molto finiva direttamente a casa sua. Quindi, si può dedurre che nel tempo abbia racimolato anche oggetti di valore.

E non è tutto. C’è la storia nella storia. Perché quando i militari sono arrivati a lei, hanno trovato anche stupefacenti. E questo, sicuramente, non se l’aspettavano. All’opera, in casa, c’erano il figlio e un amico, Simone Mammolo, 24enne, e Mattia Cosi, 23enne, anche quest’ultimo di Tricase. Su un tavolo i militari hanno trovato diversi sacchetti contenenti marijuana e cocaina. E così, se la donna è finita in arresto per peculato, i due ragazzi, a loro volta, dovranno rispondere di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Tutto nato dopo uno sfratto

WhatsApp Image 2019-10-22 at 12.15.41-2Ma stupefacente è proprio la storia in sé e come i carabinieri della stazione di Tricase siano arrivati a madre, figlio e presunto “socio” in affari di quest’ultimo. L’incipit risale al 30 settembre scorso. Quel giorno, presso un appartamento in cui la donna aveva abitato fino a qualche tempo prima e che era stata costretta a lasciare dopo uno sfratto, erano spuntati ben sei sacchi neri di 100 centimetri ciascuno, dal contenuto sorprendente. Dentro, infatti, c’erano centinaia di documenti e incartamenti di buste di varie dimensioni. Tutti pacchi e lettere con regolare etichettatura postale, mai recapitati ai legittimi destinatari, aperti e privi di ogni contenuto.

La donna, evidentemente, senza farsi scoprire dai colleghi, per mesi e mesi era riuscita a portare via tutto dal proprio posto di lavoro, per poi scartare e sottrarre ciò che avrebbe potuto farle comodo. Della faccenda hanno iniziato a interessarsi i carabinieri, che, all’insaputa della donna (nel frattempo aveva trovato un nuovo domicilio), hanno contattato i responsabili dell’azienda di servizi postali. Inutile sottolineare lo sgomento dei dirigenti che, fin da subito, hanno fornito collaborazione con gli investigatori per incastrare la donna.

“Simone, ci sono i carabinieri”

Dato che, dopo lo sfratto, non si sapeva ancora di preciso dove fosse andata ad abitare, i militari hanno svolto alcuni pedinamenti, anche per individuare quale mezzo usasse per spostarsi. E, nelle ultime ore, è stata fermata al termine del suo turno lavorativo, mentre era alla guida di una Fiat Multipla intestata a un autosalone, in fase di passaggio di proprietà. Per la cronaca: non aveva nemmeno l’assicurazione.

L’auto è stata perquisita e, in una tasca laterale, i carabinieri hanno trovato alcune buste di corrispondenza aperte e mai recapitate ai legittimi destinatari. Insomma, la storia stava andando avanti. La donna, al controllo, avrebbe peraltro tentato maldestramente di nascondere la posta sul fondo della tasca. Fatta la prima scoperta, si è passati alla seconda fase: l’ispezione nel suo nuovo domicilio. E, dopo un’irruzione in casa, i carabinieri si sono imbattuti in una curiosa sorpresa: il figlio, Simone, con l’amico, proprio in quel momento stavano confezionando alcuni sacchetti contenenti droga. Sono stati bloccati prima che potessero scappare. Anche perché, una volta arrivati sulla soglia di casa, la madre ha tentato di avvisare il giovane, urlando: “Simone ci sono i carabinieri”.

Sul tavolo marijuana e cocaina

Non poco quanto hanno trovato i carabinieri su un tavolo: due bilancini elettronici di precisione, altrettante paia di forbici, un cucchiaio, un grinder, altro materiale, otto sacchetti di cellophane contenenti rispettivamente 31,44, 26,84, 27,07, 81,31, 14,99, 25,68, 2,57, 2,67 grammi lordi di marijuana (212,57 il totale) e un altro con 17,64 di cocaina. Sempre sul tavolo, anche due pacchi da mille pezzi ciascuno di bustine trasparenti in cellophane, più altre buste con un numero indefinito di involucri simili. Tutto sequestrato, insieme a tre smartphone. Ora resta da capire provenienza e destinazione della droga.

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Ovviamente, la perquisizione è andata avanti per il motivo originario per cui i militari erano arrivati fin lì. Fra i vari oggetti rinvenuti, due cover di protezione per cellulari, ancora incartate, probabilmente sottratte da pacchi postali lì rinvenuti aperti, insieme a centinaia di altre lettere e pacchi all’interno del solito, immancabile sacco nero.

Ora bisogna rintracciare gli utenti di Poste

Sotto sequestro amministrativo è finita anche l’autovettura, dato che sprovvisto di copertura assicurativa. Mentre materiali, beni, documentazioni, missive private e le centinaia di incartamenti riguardanti la corrispondenza mai consegnata saranno restituiti a Poste italiane per le conseguenti verifiche aziendali, d’intesa concerto con le disposizioni dell’autorità giudiziaria. Tanto più che bisogna risalire ai clienti.

Madre e figlio sono finiti in carcere, Cosi ai domiciliari. Alla donna, nello specifico, è stato contestato il reato di peculato per beni mobili asportati da incaricato pubblico servizio, oltre a quello di detenzione ai fini di spaccio in concorso. E non dovrà scordarsi di pagare pure la salata contravvenzione per aver infranto il codice della strada. Ma questo, sicuramente, è per ora il suo ultimo problema.

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