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Cronaca Carmiano

Truffa da capogiro con gli F24, arrestato rappresentante legale di Federaziende

Ai domiciliari, con altri due indagati, è finito Eleno Mazzotta, 44enne di Carmiano, nell’ambito dell’inchiesta su un raggiro ai danni dello Stato quantificato in 16milioni di euro

CARMIANO - “Attraverso modelli F24, imprese con scarsa capacità economica vantavano crediti inesistenti e compensavano con l’Erario i debiti facendo transitare le somme su fondi pensione e ad enti bilaterali (associazioni senza scopo di lucro, ndr) ai quali poi richiedere la restituzione per “errato versamento” o “errata contribuzione”: questo “l’ingegnoso” meccanismo descritto dal giudice per le indagini preliminari (gip) di Milano Anna Calabi nell’ordinanza di custodia cautelare che ieri ha raggiunto Eleno Mazzotta, 44enne di Carmiano, legale rappresentante dell’ente bilaterale Cassa edile autonoma nazionale (Cean) e segretario generale nonché legale rappresentante di Federaziende, già arrestato nel marzo 2019 proprio per truffa ai danni dello Stato.

E’ finito ai domiciliari con la stessa accusa, insieme al commercialista Alessandro Vittorio Mammoliti, 45enne di Monza, e Nazario Iadarola, 45enne di Pioltello (a Milano), legale rappresentante della Gruppo Infowork srlse e della Cime Srls, nell’ambito dell’operazione  “New Job” che conta 40 indagati nel nord d'Italia e ha stimato un raggiro di oltre 16milioni di euro. Somme per lo stesso importo sono state sequestrate: 9.353.737 euro durante le indagini, e la parte restante con il recente provvedimento del gip.

Stando a quanto accertato dalla Guardia di Finanza di Milano, per ingannare l’Agenzia delle Entrate, sarebbero state costituite società ad hoc, utilizzati crediti erariali fittizi, come il bonus Renzi, ed eccedenze di versamenti ritenute a dipendenti, in compensazione con poste debitorie altrettanto fittizie tramite modello F24, presentato telematicamente a “saldo 0”. E ancora per i visti di conformità sarebbero stati utilizzati i codici fiscali di ignari professionisti. E’ stata proprio la fascia d’età di questi, tra i 76 e i 92 anni, a destare ulteriori sospetti negli investigatori. E’ risultato per esempio che un ultranovantenne ne avesse rilasciato uno a soli 21 giorni dal decesso e che un altro fosse affetto da Alzheimer dal 2013, con una capacità cognitiva ridotta.

“Continueranno a commettere reati e questo è dimostrato dalla circostanza che dopo i due decreti di sequestro di urgenza per importi consistenti l’attività illecita è comunque proseguita in tempi recentissimi e ciò malgrado l’esistenza di altri procedimenti penali e di una misura cautelare nei confronti di uno degli odierni indagati”, scrive il giudice nel motivare il rischio di reiterazione del reato, concludendo che “si tratta di soggetti socialmente pericolosi che non hanno alcuno scrupolo a continuare a commettere illeciti e si evidenzia, inoltre, come la loro pericolosità emerga anche dalla molteplicità dei fatti contestati e dalla proporzione del danno cagionato anche in riferimento al ridotto arco temporale di consumazione delle condotte”.

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