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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Racale

Truffa da 650mila euro con le licenze per tabacchi: sott’accusa finti dipendenti dei Monopoli di Stato

Si conoscerà il 22 settembre l’esito del procedimento avviato in seguito alla denuncia di una ventina di commercianti finiti nei raggiri orditi, secondo le indagini, da una famiglia e una 40enne di Racale

RACALE - Sotto le mentite spoglie di funzionari dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato avrebbero ingannato una ventina di commercianti interessati a ottenere la licenza per tabacchi o punti gioco del lotto, facendosi consegnare somme di denaro per l’istruzione delle pratiche o per “oliare determinati ingranaggi” e ai quali avrebbero consegnato documenti apparentemente ufficiali per attestare che le istanze erano state regolarmente protocollate. Questo il sistema che avrebbe consentito a una famiglia e una donna di accumulare la somma di 650mila euro nel giro di tre anni, fino al febbraio del 2017: Vito Troisi, di 55 anni, la moglie Emanuela Cacciatore, di 54, e la figlia Serena Maria, di 27, e Chiara Margherita Causo, di 40. Tutti di Racale.

I quattro finirono nell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Massimiliano Carducci, proprio inseguito alla denuncia sporta dalle vittime (attraverso gli avvocati Davide Spiri e Francesca Giardiniero), e ora starà al giudice Alessandra Sermarini valutare la loro sorte.

E’ stata fissata al prossimo 22 settembre, l’udienza per decidere della richiesta di patteggiamento a due anni di reclusione, col beneficio della pena sospesa, avanzata da Causo (già prima della chiusura delle indagini preliminari e sulla quale c’è già il parere favorevole del pm), e per consentire agli altri imputati di formalizzare istanze di riti alternativi che se accolte saranno discusse contestualmente.

Sarebbe stata proprio la 40enne, seguendo le direttive di Troisi, a presentarsi ai malcapitati, per telefono o e-mail, come la dottoressa De Santis, funzionaria dei Monopoli di Stato, mentre sui conti post-Pay intestati alle familiari dell'uomo sarebbero state versate le somme di denaro richieste per ottenere le licenze e giustificate come spese per marche da bollo, acquisto di personal computer, tasse, acquisto di sigarette.

Dopo la chiusura delle indagini, il 55enne, ritenuto il regista delle truffe, chiese e ottenne di essere interrogato dagli agenti del commissariato di Gallipoli, assumendosi ogni responsabilità ed escludendo quelle di moglie e figlia (l’unica alla quale non è contestato il reato di associazione a delinquere). Anche queste, ascoltate dagli investigatori, spiegarono di essere solo le intestatarie delle carte ma di essere sempre state completamente all’oscuro dell’origine del denaro che vi transitava.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Biagio Palamà, Francesco Fasano, Giuseppe e Michele Bonsegna e Damiano Alemanno Cavalera.

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