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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Truffa dello specchietto, i Fiaschè colpiscono ancora

Quarto atto del raggiro ai danni di anziani. Giuseppe Fiaschè, 46enne, ha chiesto soldi per un danno alla sua auto, a quanto pare inesistente. Una tecnica consolidata. Risponde di tentata estorsione

LECCE - Fiasché, un cognome da tenere a mente. Da segnare su un foglietto ed avere a portata di mano. Magari nel cruscotto dell'auto. E da consultare se qualcuno vi ferma accusandovi: "Mi hai rotto lo specchietto". Se quell'uomo risponde al cognome di Fiaschè, guardatevi bene. Perché potrebbe essere una truffa. E dunque, Fiaschè in azione, atto quarto (qui, gli altri episodi della serie: https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=15307, https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=15333, https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=15405).

Chi siano i Fiaschè, è presto detto. Trattasi di una famiglia di nomadi originaria di Noto, in provincia di Siracusa, che girovaga spesso anche tra le campagne leccesi e di cui, almeno alcuni rappresentanti, sembrerebbero dediti ad una certa tipologia di lavoro: l'ormai consolidata "truffa dello specchietto". Basta una spazzola per provocare qualche rigatura, un bastone per far sentire un urto ad un'auto in corsa, ed il gioco è fatto.

L'ultimo in ordine di tempo ad essere finito nei guai è Giuseppe Fiaschè, 46enne: risponde di tentata estorsione ed è stato dichiarato in arresto. Ad incastrarlo, ieri mattina, ancora una volta, gli agenti di polizia della sezione volanti della questura di Lecce, diretta da Antonio Ingrosso, che ormai, giocoforza, si sono specializzati nello studio di questa forma di trucco in tutte le sue varianti. Insieme con lui, anche un parente, F.F., 31enne, quest'ultimo denunciato a piede libero per favoreggiamento personale, ed il cui cognome, dall'iniziale, è comunque facile desumere.

Tutto è avvenuto intorno alle 9,15 di ieri, quando la centrale operativa della polizia ha smistato due pattuglie in via Adriatica. Qui era infatti stata segnalata una truffa ai danni di un anziano. Secondo quanto riferito da un testimone, per telefono, l'anziano si trovava a bordo di un'autovettura e a cercare di circuirlo erano due giovani su di altro mezzo. All'incrocio tra via Adriatica e via Sandalo, gli agenti hanno dunque intercettato l'auto con i due segnalati i quali, con una manovra repentina, avrebbero anche tentato di svignarsela. Non ci sono riusciti per la prontezza di riflessi dei poliziotti, che gli hanno sbarrato la strada.

Sempre all'altezza di quest'incrocio, i poliziotti hanno incontrato anche il cittadino che aveva segnalato i fatti al 113. Il quale ha raccontato di aver assistito, poco prima, all'animata discussione. Specificando anche che uno dei due giovani, sceso dalla propria auto, aveva fatto notare all'anziano come questi, con una manovra (ovviamente, a suo dire) errata, gli aveva rotto lo specchietto anteriore sinistro. L'anziano, per niente convinto di aver recato danni, resistendo fermamente ai due, aveva manifestato una comprensibile paura, anche perché i toni usati erano stati piuttosto aggressivi.

Al momento del fermo dei due sospetti, la vittima si era però allontanata. L'anziano sarebbe stato raggiunto in seguito dalla polizia e invitato a fornire una propria versione dei fatti. E, una volta in questura, ha sporto denuncia, descrivendo la scena nei dettagli, e confermando, di fatto, quanto già raccontato dal testimone. Aggiungendo altri dettagli.

Alla polizia, la vittima del raggiro ha infatti riferito che, mentre si stava recando presso un suo appezzamento di terreno a Torre Chianca, passando accanto ad un'autovettura che si trovava sul ciglio della strada, nonostante tutte le accortezze, aveva sentito un forte colpo sulla fiancata destra. Subito dopo, aveva visto il veicolo mettersi in moto e seguirlo, facendo segno con i lampeggianti di accostare.

Uno dei due giovani (poi riconosciuto in Giuseppe Fiaschè), con una certa baldanza, gli aveva intimato di consegnargli 100 euro. Il corrispettivo per il "danno" procurato allo specchietto. L'anziano si è allontanato dal posto solo dopo aver assicurato che avrebbe pagato nel pomeriggio, invitando i due a passare presso un suo esercizio commerciale. Sentito il pubblico ministero di turno, Giuseppe Capoccia, per il 46enne è scattata l'imputazione di tentata estorsione. L'uomo è difeso dall'avvocato Umberto Giuseppe Garrisi.

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