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Cronaca

Truffa e peculato con i ticket del Castello Carlo V: indagati i vertici di due società

Secondo l’inchiesta, sarebbero stati indicati incassi dal valore inferiore al reale così da versare meno del dovuto al Comune di Lecce. L’atto è stato notificato a sei persone

LECCE - Si sarebbero appropriati della somma complessiva di 73.244 euro incassati attraverso i ticket d’ingresso nel Castello Carlo V e per l’accesso alle mostre allestite al suo interno, comunicando al Comune di Lecce importi inferiori a quelli reali, riducendo in questo modo l’importo che, per contratto, avrebbero dovuto corrispondere all’Ente, pari al 20 percento di quanto percepito. E’ questa l’accusa messa nero su bianco nell’avviso di conclusione delle indagini notificato nelle scorse ore ai vertici delle società Theura e Oasimed (costituite in un raggruppamento temporaneo d’impresa) affidatarie della gestione dei servizi di informazione e accoglienza turistica, promozione culturale e altri servizi del castello situato nel cuore della città di Lecce.

L’atto, firmato dal pubblico ministero Roberta Licci, titolare dell’inchiesta avviata in seguito a un esposto anonimo, ha raggiunto: Marina Quarta, 51enne di Lizzanello, presidente della società cooperativa a.r.l. “Theura”, con sede legale a Lecce,e il suo vice Paolo De Rinaldis, 49 anni, di Lizzanello; Anna Maria Cafiero, 77 anni, originaria di Brindisi ma residente a Lecce, consigliera della stessa società; Stefano Ramires, 49 anni, presidente della società cooperativa “Oasimed”, con sede legale a Lecce, la sua vice Raffaella De Luca, 49, di Galatina, e il vice presidente Marco Bianchi, 46, di Lecce, consigliere della stessa.

Le accuse sono di peculato e truffa per episodi avvenuti dal 2018 al settembre del 2019.

Stando alle carte dell’inchiesta condotta dalla pm con la Guardia di finanza, non solo le somme corrisposte all’Ente sarebbero state inferiori al dovuto, ma non sarebbero state versate entro le scadenze previste.

E c'è dell'altro. In merito alla mostra fotografica dedicata al fotografo Elliot Erwit, nella sala Magista, nel 2018, attraverso tre fatture gli indagati avrebbero gonfiato i costi sostenuti per l’evento, così da farli rientrare nella soglia concordata col Comune, dal quale avevano ottenuto un cofinanziamento, che li avrebbe risparmiati dal versare il 20 percento. In questo modo, stando ai conteggi svolti dagli inquirenti, la somma sottratta indebitamente all’Ente sarebbe stata di 25mila 643 euro.

Ora gli indagati avranno venti giorni di tempo per decidere la loro strategia difensiva. Ad assisterli ci penseranno gli avvocati Amilcare Tana, Luigi Quinto e Ivana Quarta.

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