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Cronaca

Truffa milionaria, vittime si costituiscono nel processo contro i promoter

Carlo Cavalera e Anna Cacciatore, gallipolini, sono gli imputati nel procedimento per una vicenda che riguarda investimenti mai fatti con i soldi di diversi clienti. Nella prossima udienza, il 17 dicembre, i legali delle parti in causa citeranno la banca Mps come responsabile civile

LECCE – Entra nel vivo, con la costituzione delle parti civili (pronte a chiedere un risarcimento milionario) l’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta che vede come protagonisti Carlo Cavalera, il 45enne gallipolino fermato lo scorso 11 aprile, assieme ad Anna Cacciatore, ex promotrice finanziaria della Banca Monte dei Paschi di Siena, con l’accusa di aver messo a segno di una truffa da un milione e 200mila euro ai danni delle vittime che avevano messo loro in mano i propri risparmi.

Il gup Cinzia Vergine, infatti, ha accettato le richieste di costituzione di parte civile avanzate, fra gli altri, dagli avvocati Elvia Belmonte e Francesco Fasano. Nella prossima udienza, il 17 dicembre, i legali citeranno la banca Mps come responsabile civile.

La vicenda ebbe inizio nell'autunno di due anni addietro: in quel periodo la 35enne avrebbe spacciato Carlo Cavalera per il responsabile dell’Ufficio prodotti dell’istituto di credito toscano trattandolo, davanti ai potenziali investitori, come fosse il  suo coordinatore. In questo modo, i clienti erano convinti a versare ingenti somme di denaro, con la promessa di ottimi ricavi.

Tuttavia, anziché essere investito, quel denaro veniva invece trattenuto. La Cacciatore, assistita dall’avvocato Francesca Conte, è accusata di calunnia, truffa, furto aggravato, appropriazione indebita ed esercizio abusivo dell’attività di promotore finanziario. Cavalera, invece, assistito dall’avvocato Biagio Palumbo, è accusato di truffa aggravata, furto e appropriazione indebita.

L’attività della coppia di presunti truffatori sarebbe durata circa tre anni, fino a quando il 30 settembre del 2010, la polizia stradale rinvenne in una località del foggiano la Bmw X6 della donna, con all’interno quattro lettere indirizzate ad altrettanti destinatari, tra i quali spiccava proprio il nome di Cavalera. La Cacciatore fu poi rintracciata, poco distante, e raccontò agli investigatori di aver voluto tentare il suicidio perché pentita dei contanti sottratti alle vittime del raggiro: almeno una ventina.

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