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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Truffa e peculato con i ticket del castello Carlo V: in sei rischiano il processo

Sarà discussa il 31 marzo la richiesta di rinvio a giudizio nei riguardi dei vertici di due società accusate di aver dichiarato incassi inferiori per versare meno del dovuto al Comune di Lecce

LECCE - Rischiano il processo per peculato e truffa i vertici delle società Theutra e Oasimed (costituite in un raggruppamento temporaneo d’impresa) affidatarie della gestione dei servizi di informazione e accoglienza turistica, promozione culturale e altri servizi del castello V, a Lecce.

L’accusa è di aver comunicato al Comune entrate inferiori a quelle realmente incassate (per complessivi 73.244 euro) attraverso i ticket d’ingresso nel castello e per l’accesso alle mostre allestite al suo interno, riducendo così l’importo che, per contratto, avrebbero dovuto corrispondere all’Ente, pari al 20 percento di quanto percepito.

A riscontrarlo è stata la sostituta procuratrice Roberta Licci, durante le indagini avviate in seguito a un esposto anonimo, e che hanno riguardato episodi avvenuti dal 2018 al settembre del 2019.

Starà al giudice Alcide Maritati, nell’udienza preliminare fissata per il 31 marzo, decidere se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla pm nei riguardi di sei persone:  Marina Quarta, 51enne di Lizzanello, presidente della società cooperativa a.r.l. “Theutra”, con sede legale a Lecce,e il suo vice Paolo De Rinaldis, 49 anni, di Lizzanello; Anna Maria Cafiero, 77 anni, originaria di Brindisi ma residente a Lecce, consigliera della stessa società; Stefano Ramires, 49 anni, presidente della società cooperativa “Oasimed”, con sede legale a Lecce, la sua vice Raffaella De Luca, 49, di Galatina, e il vice presidente Marco Bianchi, 46, di Lecce, consigliere della stessa.

Oltretutto, stando agli accertamenti svolti dalla Guardia di finanza, non solo le somme corrisposte all’Ente sarebbero state inferiori al dovuto, ma non sarebbero state versate neppure entro le scadenze previste.

E c'è dell'altro. Gli imputati dovranno rispondere anche di aver gonfiato i costi sostenuti per la mostra dedicata al fotografo Elliot Erwit, nella sala Magista, nel 2018, attraverso tre fatture, così da farli rientrare nella soglia concordata col Comune, dal quale avevano ottenuto un cofinanziamento, che li avrebbe risparmiati dal versare il 20 percento. In questo modo, stando ai conteggi svolti dagli inquirenti, la somma sottratta indebitamente all’Ente sarebbe stata di 25mila 643 euro.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Amilcare Tana, Luigi Quinto e Ivana Quarta, è certa di riuscire a dimostrare l'infondatezza degli addebiti.

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