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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Surbo

Truffa per circa 170mila euro con le indennità Covid: 49 indagati

Notificati gli avvisi di conclusione delle indagini ai presunti responsabili di un raggiro ai danni dell’Inps. Tre i personaggi ritenuti cruciali nell’inchiesta: l’amministratore di una società agricola, l’amministratrice di fatto e un consulente

SURBO - Una società agricola “fantasma” avrebbe consentito ai lavoratori di beneficiare degli indennizzi di disoccupazione e dei ristori Covid: “era un soggetto giuridico non operativo dal punto di vista imprenditoriale, avendo avuto una sola vita cartolare”. E’ quanto ha raccontato l’inchiesta condotta dalla pm Maria Consolata Moschettini che vede indagate 49 persone per truffa ai danni dell’Inps.  

A svolgere un ruolo cruciale nel raggiro, posto in essere dal marzo del 2019 al giugno del 2020, sarebbero stati: M.P., 45enne di Surbo, ritenuta amministratrice di fatto della società “Luna Chiara Società Agricola a r.l.s.” a Surbo, che con la compartecipazione di I.B., 52enne di Surbo, approfittando delle gravi condizioni economiche di P.I., 49enne originario di San Pietro Vernotico, ma residente a Trepuzzi, avrebbe proposto a quest’ultimo di ricoprire la carica di amministratore, in cambio di aiuti finanziari e rassicurandolo che si sarebbe occupata comunque lei di tutto.

Stando alle valutazioni degli inquirenti, si sarebbe così proceduto all’assunzione fittizia di 46 braccianti che avrebbero beneficiato di indennità di disoccupazione, maternità e Covid senza averne diritto per una cifra complessiva di circa 170mila euro.

La sostituta procuratrice che ha coordinato le indagini è giunta ai seguenti riscontri: la società non aveva disponibilità dei terreni perché questi non sarebbero mai stati concessi in comodato d’uso dai proprietari; non c’è documentazione contabile e fiscale che provasse l’alienazione da parte dell’azienda di prodotti ricavati dalle dichiarate coltivazioni agricole nonché l’acquisto di beni (foto farmaci, materie prime) da impiegare nelle stesse coltivazioni; l’assenza di beni strumentali (trattori, macchine agricole) necessari alla coltivazione dei terreni; la mancanza di movimenti sul conto corrente aziendale che confermassero la corresponsione della retribuzione ai lavoratori o pagamenti a terzi.

Naturalmente, ora che sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini, i presunti responsabili avranno modo, attraverso i loro avvocati difensori, di cercare di dimostrare l’estraneità alle accuse.

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