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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Si fingevano funzionari di Asl e Comune: truffe seriali agli anziani, due indagati

Elena Rasizzi Scalora, 40enne, e Antonino Rasizzi, 20enne, di Siracusa, sono ritenuti responsabili di due episodi a Galatina. Ma sono molti di più i casi che presentano la stessa tecnica, segnalati anche a Lecce, che potrebbero essergli attribuiti. Spillate migliaia di euro alle vittime dei raggiri

GALATINA – Ci sono due indagati per le truffe agli anziani in provincia di Lecce. E forse s’è messa la parola fine, almeno per un po’, a pratiche odiose in cui troppe sono state le persone circuite.

Per ora Elena Rasizzi Scalora, 40enne, e Antonino Rasizzi, 20enne, entrambi della provincia di Siracusa, madre e figlio, sono chiamati a rispondere di alcuni episodi avvenuti negli ultimi mesi a Galatina. Tuttavia, poiché il modus operandi è molto simile ad altri casi avvenuti in precedenza anche altrove, Lecce in primis (con piccole varianti, ma sostanziale risultato), è quanto mai necessario che siano svolti approfondimenti.

A identificare i due siracusani sono stati gli agenti di polizia del commissariato di Galatina, diretti dal vicequestore aggiunto Giovanni Bono, i quali li hanno denunciati a piede libero perché al di fuori della flagranza. Le indagini non sono state semplici, tanto più che dal Salento hanno dovuto coinvolgere forze di polizia di fuori regione.

Due per ora sono i casi che il commissariato galatinese attribuisce ai siciliani. Il più recente risale al 5 aprile scorso. Quella mattina, intorno alle 9,30, un’anziana di 86 anni che abita da sola, sentì suonare al campanello e chiamarsi per nome da una donna mai vista prima, ma che riuscì a carpire la sua benevolenza grazie ai modi gentili. E’ chiaro fin da subito che si tratta di truffatori particolarmente scaltri, in grado di acquisire informazioni sulle persone da raggirare e si assumere atteggiamenti rassicuranti.

La donna le riferì di essere un’impiegata del Comune e di avere urgenza di parlarle. Età apparente tra i 40 e i 45 anni, ben vestita e curata nell’aspetto, una volta fatta accomodare in casa, con toni garbati, esprimendo persino complimenti per come fosse ordinata l’abitazione dell’anziana, dopo aver aperto una cartella, iniziò a chiedere e annotare sulla cartella le generalità e a porre altre domande.

Tutto questo, a suo dire, per verificare se la pensionata potesse aver diritto agli 80 euro al mese promessi dal governo Renzi. Una volta rassicurata che così sarebbe stato, la donna le chiese se avesse in casa i soldi della pensione riscossi giorni prima per verificare e annotare i numeri seriali delle banconote da 100 euro.

L’anziana, soggiogata dai modi melliflui, si spostò nella stanza da letto per prelevare il denaro, facendolo visionare e contare alla sconosciuta, che annotò i numeri seriali, chiedendo anche il codice fiscale. Andata a prendere anche quel documento, la vittima, ritornando, si accorse nell’ingresso che la donna stava fuggendo con i soldi e, avendo ormai compreso di essere vittima di raggiro, le si mise alle calcagna, urlando per la via. 

Provvidenziale fu a quel punto l’intervento di un ragazzo, figlio di una condomina, che, sentire le invocazioni di aiuto, si mise a sua volta all’inseguimento della donna, chiamando nel frattempo il 113. Raggiunta la truffatrice, questa lo pregò di non contattare la polizia e consegnò al giovane una busta, estratta dalla borsa, contenente il denaro sottratto. E, approfittando del fatto che intanto giovane e anziana si erano messi a conteggiare le banconote, per controllare che vi fossero tutte, la donna si rimise a correre, salendo a bordo di un’auto che l’attendeva.

Il ragazzo riuscì comunque a prendere il numero di targa e a riferirlo agli agenti, nel frattempo arrivati sul posto.

L’altro caso risale al mese precedente, quello di marzo. In quell’occasione un’altra anziana signora galatinese rimase vittima di una truffa, sempre da parte di una donna ben distinta. Inutile sottolineare come la tecnica fosse molto simile. Anche quella pensionata, però, fornì precise e dettagliate informazioni sulla sconosciuta. Quest’ultima, millantando di essere una dottoressa dell’Inps, riferì di dover eseguire un controllo incrociato per conto dell’istituto tra farmaci che l’anziana assumeva e la pensione riscossa. Questo per verificare se potesse aver diritto al rimborso delle spese farmaceutiche.

commissariato galatina1-12La vittima, dopo aver preso il borsello contenente ben mille e 100 euro in banconote di diverso taglio, fu distratta con una serie di altre richieste pretestuose, girando per casa per rimediare tutti i documenti richiesti. In quel momento, la truffatrice, simulando la registrazione del numero seriale delle banconote, finse di deporle in una busta.

Poi le disse di conservarle e che la mattina dopo sarebbe passato a trovarla un altro medico per verificarne la regolarità. In realtà, con una sorta di gioco di prestigio, sottrasse i soldi dal borsello e si allontanò velocemente.

Vale qui ora la pena notare che nello stesso periodo, soggetti simili nell’aspetto e per tecnica, si fecero vivi anche altrove.

A Lecce, in particolare. In diversi casi, gli impostori, di volta in volta un giovane o una donna ben vestiti e curati nell’aspetto, si spacciarono per medici dell’Asl. In un caso furono spillati 400 euro alla vittima di turno. In particolare, i dettagli sulla “tecnica della busta” emersero verso la fine di marzo, quando ad essere raggirata fu una coppia di 91enni. E ai primi di aprile, altri tentativi portarono l’Asl a diramare una nota d’allerta, per mettere in guardia i cittadini. Come si può evincere, pratiche adottate e descrizioni dei soggetti sembrano convergere sempre sugli stessi individui.  

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