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Cronaca

Truffe con “amore” per oltre 200mila euro: funzionario della Lupiae rischia il processo

Chiesto il rinvio a giudizio per un 56enne leccese accusato di aver spillato soldi a due donne con cui aveva una relazione. Per conquistare una di queste avrebbe finto di essere un carabiniere

LECCE - Si presentava come un amante premuroso e disponibile col quale costruire un futuro e come a un uomo devoto alla legalità: così rapiva i cuori di donne sole, fragili, vulnerabili, e nel frattempo svuotava i loro portafogli. Con una delle vittime avrebbe persino finto di essere un maggiore dei carabinieri “in incognito” e impegnato in indagini di mafia. E’ descritto così, nelle carte dell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Massimiliano Carducci, come a un traditore senza scrupoli, il sedicente militare Augusto Capasa, 56 anni, di Lecce, che in realtà è un dipendente della Lupiae Servizi. Ora, l’indagato rischia il processo per truffa aggravata.

A decidere se mandarlo al banco degli imputati sarà il 6 luglio, la giudice Laura Liguori, dinanzi alla quale si discuterà la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm. E in questa circostanza, le donne, una 55enne residente a Trepuzzi e una 61enne di San Donà di Piave (in Veneto), di cui avrebbe approfittato, potranno costituirsi parte civile (con gli avvocati Francesca Conte e Rosa Parenti) e chiedergli i danni.

Stando alle indagini, alla prima sarebbero stati chiesti per “difficoltà economiche e questioni gravissime da risolvere”e sottratti, in più circostanze, importi per complessivi 200mila euro, alla seconda, circa 38mila. Somme che invece sarebbero state utilizzate per spese on line, e stando alla denuncia, per acquistare una barca con due motori, una moto di grossa cilindrata, e per viaggi all’estero.

E’ con la 61enne che il funzionario della Lupiae si sarebbe qualificato come un maggiore dei carabinieri “in incognito” con tanto di laurea all’Accademia militare di Modena e con un impegno nelle sfere investigative dopo la collaborazione di pentiti di mafia.

Truffa aggravata è dunque l’accusa mossa a Capasa per episodi avvenuti fino all’estate del 2019 e che potrà essere respinta attraverso l’avvocato difensore Francesco de Iaco.

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