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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Minervino di Lecce

Uccise la ex con oltre trenta coltellate: “Chiedo scusa. Volevo solo riportarla a Napoli”

Oggi in aula la confessione di Salvatore Carfora, il 39enne di Torre Annunziata che il 1° febbraio scorso assassinò per le vie di Specchia Gallone, a Minervino di Lecce, Sonia Di Maggio, di 29 anni

MINERVINO DI LECCE - Ha chiesto scusa Salvatore Carfora, il 39enne di Torre Annunziata che il 1° febbraio scorso uccise per le vie di Specchia Gallone, a Minervino di Lecce, la ex fidanzata Sonia Di Maggio, di 29 anni, con trentuno coltellate.

Lo ha fatto questa mattina, nell’aula bunker del carcere di Lecce, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Pietro Baffa (a latere, la collega Francesca Mariano e i giudici popolari), al pubblico ministero Alberto Santacatterina, che ha indagato sul suo conto, e alla madre della vittima (parte civile con l’avvocato Vincenzo Blandolino).

Carfora ha dichiarato di essere partito per il Salento con l’obiettivo di riallacciare la relazione con la ex, di averla raggiunta per strada, e di averle chiesto: “Torna con me a Napoli”. Alla risposta di lei “è troppo tardi”, avrebbe perso i lumi della ragione, accoltellandola.

Insomma, stando alla sua versione, il delitto non fu pianificato. Ma allora cosa ci faceva quel coltello nella cintola dei pantaloni? A suo dire, non avendo un posto in cui essere ospitato, lo aveva portato con se per legittima difesa oppure per utilizzarlo per necessità ordinarie, per esempio come utensile per tagliare il pane.

Il suo racconto è stato smentito dal convivente di Sonia. Ai giudici ha riferito che l’aggressione avvenne mentre si trovava di spalle e fu fulminea, senza fosse preceduta da alcun dialogo. Le cose potrebbero essere andate in questo modo, anche secondo il medico legale Alberto Tortorella, che svolse l’autopsia sul corpo della donna, riscontrando trentuno ferite da taglio, e oggi ha illustrato i risultati della consulenza.

E’ stata poi la volta della madre del compagno di Sonia e della madre di quest’ultima che hanno riferito dei rapporti turbolenti avuti dalla vittima con l’imputato, dell’autista del bus che vide scendere in fretta Carfora dal mezzo, posare a terra lo zaino e scappare verso la coppia, e di due investigatori.

Per la giudice Giulia Proto che interrogò il 39enne dopo l’arresto, la cosa più sconvolgente fu la sua lucida freddezza nel raccontare l’omicidio: “(…) senza scomporsi, senza un’emozione, senza un minimo di pentimento. Le sue parole avevano come fine ultimo quello di evidenziare che Sonia “se l’era cercata”: era inaccettabile che fino al 27 dicembre erano stati insieme e che già due giorni dopo avesse un nuovo compagno, conosciuto a sua insaputa sui social; era inaccettabile che la donna non volesse stare più con lui, nonostante negli ultimi due mesi non l'avesse più percossa. Ed era normale per lui pretendere che la sua compagna non lavorasse perché, essendo una bella ragazza, gli uomini la guardavano. Sonia non doveva lavorare e non doveva uscire senza di lui, ma soprattutto non doveva permettersi di rifarsi una vita con un altro uomo”.

Il processo è stato aggiornato al 15 febbraio per la discussione del pm, del difensore dell’imputato Cristiano Solinas e degli avvocati delle parti civili (i familiari e l’associazione Gens Nova odv presieduta dall’avvocato Antonio La Scala). Poi, la Corte si ritirerà in camera di consiglio per decidere il verdetto.

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