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Cronaca Specchia

Sonia, scomparsa nel nulla a Perugia. Le vicine: "C'era un uomo alla sua finestra"

Nuova udienza a Perugia per il caso della studentessa di Specchia scomparsa nel nulla il 16 dicembre del 2006. L'imputato è Umberto Bindella. Hanno deposto vari testimoni. Nelle scorse battute tirata in ballo la pista clericale già emersa in passato

PERUGIA – Nuova udienza, oggi, nell’aula degli Affreschi del tribunale di Perugia, per il caso che vede al centro Sonia Marra, di Specchia, scomparsa nel nulla il 16 dicembre del 2006. Aveva 25 anni, all’epoca, quando  viveva per motivi di studio nel capoluogo umbro.

Quest’oggi era presente come sempre Umberto Bindella, 33enne di Marsciano, ex guardia forestale, imputato con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Non ha mai saltato un solo passaggio del lungo processo. L’uomo è difeso dagli avvocati Donatella Paccoi e Silvia Egidi. In aula anche la famiglia della ragazza salentina, che ha ascoltato ogni passaggio in silenzio. Il fascicolo è in mano al pubblico ministero Giuseppe Petrazzini.

Fra le persone chiamate a deporre, il maresciallo Melito. Reperì le impronte digitali nella casa di Elce in cui viveva la ragazza. La difesa gli chiesto se fosse possibile che le impronte fossero solo due. Il sottufficiale ha replicato che, per sua esperienza “non tutto ciò che si tocca riesce a catturare l’impronta di un uomo, spesso dipende dalla superficie ed è per questo che il campo si limita molto”. Domande, quelle dei difensori di Bindella, che hanno mosso l’appunto del pm, il quale ha tagliato corto, ritenendole inutili ai fini processuali.

Di rilievo le immagini delle sovrapposizioni effettuate dall’assistente capo della polizia di Stato Palmieri. Le immagini proiettate in aula riguardano l’imputato, al quale è stato sovrapposto un cappotto. Sarebbe quello indossato nel momento della presunta uccisione. Gli avvocati di Bindella hanno obiettato che il corpo rappresentato non sarebbe quello del loro assistito e che non vi sarebbe rispondenza con le caratteristiche fisiche. Alle perplessità della Corte, i chiarimenti del pm: “Sì, quella (riferendosi alla foto, ndr) è la faccia di Bindella, ma il corpo, e cioè il mezzobusto, non appartiene a lui”.

Al centro della disputa odierna in aula, anche un album fotografico non noto alla difesa, fatto produrre dal pubblico ministero e mai depositato. “Se una prova non viene depositato – ha detto il pm - io non sono tenuto a informare la difesa della sua esistenza, perché ritenuta una prova che non ha valore e che non verrà mai presa in considerazione”. Differenza sottile, ma si dispone comunque che l’album fotografico venga assimilato dalla Corte.

A deporre, oggi - ed è stato forse uno dei passaggi principali -, anche le figlie dei vicini di casa di Sonia. Le quali avrebbero visto "un uomo rasato che a volte fumava alla finestra”. L’avvocato Paccoi ha chiesto se avessero mai visto la ragazza salentina fumare, citando un pacco di Malboro rosse rinvenute in casa. Intende accertare se appartenga o meno alla studentessa. La risposta, più volte, è stata “no”. Sonia non è mai stata vista fumare. Tra i testimoni anche un perito d’infortunistica stradale, Maurizio Anticaglia, al quale è stato chiesto se l’auto di Bindella, una Citroen Saxò, fosse dal carrozziere in quel periodo per un incidente. Non ha saputo rispondere: ogni mese effettuerebbe una media di 150 perizie. Troppe per ricordare.

Ultimo ad essere ascoltato, un collega dell’imputato, il quale ha riferito di aver parlato con Bindella. Questi gli avrebbe menzionato il fatto di essere stato ascoltato da un maresciallo per la scomparsa di una ragazza, ma di avergli anche riferito di non aver ma avuto alcun rapporto con lei, se non per un corso di teologia. Ma Bindella, per l’accusa, rapporti con la ragazza ne avrebbe avuti e anche in più di un’occasione.

Il processo a carico di Bindella si è riaperto il 2 ottobre scorso. Nelle scorse udienze si è cercato di ripercorrere nuovamente la pista clericale presa in considerazione, almeno all’inizio, dagli inquirenti. Fu il comandante della compagnia di Perugia, Giovanni Coccorullo, a dichiarare: “Fonti confidenziali affermarono che la farmacista Maria Grazia Baldi e il monsignor Cesare Ceccobelli erano informati sui fatti”.

sonia marra-2-2-3Ma la richiesta di mettere sotto controllo la linea telefonica dell’attuale vescovo di Gubbio venne respinta. A fare chiarezza, invece, sulle tracce di sangue che furono trovate nell’abitazione di Sonia Marra fu il carabiniere Giuseppe Buzzoni del Ris: “Venne riscontrata la presenza di tracce ematiche vicino alla maniglia della cameretta, sul marmo del bagno padronale e una vicino all’entrata del bagno”. Analizzato anche un cuscino e il Dna ha provato che il sangue fosse della studentessa.

Il 6 novembre scorso è però risuonato in aula il nome di don Ciacca, un prete arrestato nella struttura di Montemorcino perché trovato in possesso di mezzo chilo di cocaina. Lo stesso parroco che secondo l’accusa non avrebbe nulla a che fare con la scomparsa della giovane. Il suo nome viene fatto durante la deposizione di don Renzo Piccioni Pignani. Ma avrebbe visto Sonia Marra “solo per due minuti. Mi occupavo solo della ristrutturazione e non avevo alcun interesse a entrare negli alloggi”. In realtà, molti altri testimoni hanno dichiarato di aver avuto un contatto con lei, ma senza veramente conoscerla a fondo. E questo per via della sua riservatezza. Era indietro con gli esami, Sonia. A breve avrebbe dovuto affrontare una prova di microbiologia per rimettersi in carreggiata. Poi, il silenzio. 

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