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Cronaca

Un chilo di droga in auto, ma lei non c'entrava nulla. Assolta in appello

Ribaltata la sentenza di primo grado per una donna di Trepuzzi, il suo avvocato ha dimostrato l'assoluta estraneità ai fatti

LECCE – La Corte di appello di Lecce (presieduta da Vincenzo Scardia) ha annullato la sentenza di condanna emessa in primo grado nei confronti di Liliana Nicolì, assistita dall’avvocato Rita Ciccarese. La donna, originaria di Trepuzzi, era stata condannata a 2 anni di reclusione e 10mila euro di multa perché ritenuta colpevole del reato di spaccio di sostanze stupefacenti.

I fatti risalgono al febbraio del 2013, quando i carabinieri di Otranto fermarono un’automobile con a bordo la Nicolì e due uomini: Emiliano Vergine (compagno della donna) e Roberto Napoletano (nomi noti alle cronache). I militari trovarono nell’auto un chilo di marijuana, nascosta sotto il sedile posteriore e già confezionata in dosi.

La Corte di appello di Lecce ha accolto e condiviso la tesi della difesa della Nicolì, la quale ha sempre sostenuto la propria estraneità fatti, e ha ribaltato così la sentenza di primo grado, assolvendo con formula piena (per non aver commesso il fatto) a favore dell’imputata.

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