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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Un'estate di lutti e la battaglia del 118: i defibrillatori anche nelle discoteche

Incidenti in auto, annegamenti, malori per gli eccessi. Il servizio sanitario affronta ogni giorno e notte problemi d'ogni genere con forze esigue. E il dibattito dopo la tragedia del Guendalina verte anche sugli strumenti che dovrebbero essere obbligatori

LECCE – E’ stata un’estate già segnata da lutti e tragedie quella salentina. Tante, ad esempio, le vittime della strada, soprattutto negli ultimi giorni. Lenzuola allineate idealmente lungo le mille strade della penisola salentina. Non è la strada comunque l’unica causa di morte, anche il mare ha segnato molti lutti, come dimostrano i quattro annegamenti avvenuti solo nella prima metà di agosto. Una catena di vite spezzate e di dolore e sofferenza. Di madri, padri e figli a piangere i propri cari, proprio come avviene nella più crudele e terribile legge di ogni guerra.

A rendere meno grave il bilancio di tanti incidenti è l’importantissimo lavoro di tutto il 118, impegnato ogni giorno nella gestione delle emergenze. Si tratta del lavoro capillare di un gruppo di persone che lavora sui secondi e sulla tempestività di ogni intervento. Alcuni istanti, infatti, possono fare la differenza fra la vita e la morte. Un servizio di eccellenza che quotidianamente si batte per salvare vite.

“Il Servizio di emergenza-urgenza 118 – spiega il dottor Maurizio Scardia, responsabile del Seus 118 (Servizio di Emergenza-Urgenza Sanitaria) per la provincia di Lecce, all’associazione Salute Salento – realizza un sistema intelligente di soccorso sul territorio nazionale con canalizzazione delle richieste su un numero unico: il 118”. Il servizio è attivo nel Salento dal primo marzo 2003, e negli anni ha raggiunto un grado di efficienza sempre maggiore: “Con l'attivazione del Seus – prosegue Scardia – è radicalmente cambiata la “filosofia” della risposta all'allarme sanitario. Scopo dell’intervento non è solo il trasporto nel più breve tempo possibile presso l'ospedale più vicino, ma il soccorso con l'utilizzo di moderne tecnologie e il trasporto protetto presso il nosocomio più idoneo alla gestione della patologia presentata”.

Nella provincia di Lecce il 118 dispone di 20 postazioni (ambulanze con equipaggio), attive ventiquattro ore al giorno, più 3 postazioni messe a disposizione dalla Croce rossa italiana con attivazione in particolari fasce orarie. Delle ventitré postazioni, sedici sono configurate Mike (con medico a bordo) e quattro India (con infermiere a bordo). Pertanto, la medicalizzazione è di circa il 70% dei mezzi, come in tutta la Puglia, che così possiede la percentuale di medicalizzazione più alta delle altre regioni d'Italia. A queste si aggiungono altre undici postazioni per la stagione estiva.

Numeri importanti che solo a costo di grande impegno e sacrificio riescono a soddisfare le grandi emergenze legate al periodo estivo. Basti pensare che solitamente, nei mesi di luglio e agosto, le chiamate inoltrate al 118 sono circa undicimila (al mese) e gli interventi non meno di seimila. Ogni anno sono complessivamente 110mila le chiamate e almeno 70mila gli interventi.

Alla difficoltà di queste cifre bisogna poi aggiungere l’estensione di un territorio attraversato da una rete stradale capillare e da una serie infinita di comuni e marine. A rendere più complicata l’attività, il numero ridotto di medici (che devono aver frequentato un corso d’idoneità). Nei giorni scorsi è stato lo stesso Scardia a svolgere alcuni turni a bordo di un’ambulanza a Copertino.

IMG-20150520-WA0005-2-2-2La morte di Lorenzo Toma, il 18enne deceduto nel piazzale di una discoteca, ha riportato alla ribalta l’importanza dei defibrillatori.  “Quest’anno un’ordinanza della Capitaneria di Gallipoli – spiega Scardia – ha reso obbligatorio il defibrillatore anche negli stabilimenti balneari. Una conquista fra le pochissime in Italia, e non è escluso, che si decida di renderlo obbligatorio anche nelle discoteche”. Oggi la presenza del defibrillatore nelle discoteche è solo una “raccomandazione” dettata dal decreto del ministro Balduzzi del 2011. L’apparecchiatura semiautomatica, in grado di “rianimare” i pazienti cardiopatici, è obbligatoria solo in alcuni campi di calcio.

“Non risulta che il Guendalina sia dotato di defibrillatore – commenta Scardia –, anche perché tutti devono essere censiti e i titolari devono darne comunicazione alla centrale operativa del 118. In questo momento fra discoteche e locali da ballo, solo il Parco Gondar di Gallipoli dispone del defibrillatore e di due ambulanze: una  per le grandi manifestazioni e una per le piccole”. 

Il decreto Balduzzi, prevede che il defibrillatore deve comunicare alla centrale operativa del 118 tutti i dati, compresa la matricola e il nome di chi lo gestisce, per i dovuti collegamenti col territorio e per la messa in rete. Vengono controllati i requisiti, le autorizzazioni e la frequenza ai corsi della Asl.

Nei locali con migliaia di persone – prosegue il direttore del 118 – si sa che dal punto di vista statistico ed epidemiologico, c’è qualche paziente da soccorrere. Si parla di un tempo massimo di 10 minuti. Il 118 per motivi strutturali non può stare dappertutto. Quindi bisogna intervenire prima. Basterebbe istruire qualcuno del personale”.

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