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Cronaca

Un surfista ha cercato di salvare Riccardo inghiottito nel mare delle Canarie

Dopo cinque giorni le ricerche continuano, ma i passaggi in elicottero sono sempre più radi. La famiglia spera almeno di riavere il corpo e che l'Italia solleciti la Spagna a non interrompere le operazioni

TENERIFE – Un elicottero sorvola anche oggi l’area intorno a Playa del Benjo, ma i passaggi sono sempre più radi. Le speranze sono ridotte a meno di un lumicino. Le ricerche continuano, ma è alto il rischio che nelle prossime ore le autorità locali decidano di sospenderle del tutto.

Di sicuro proseguiranno anche domani. Poi, non si sa. Di Riccardo Marangio, 26enne originario di Lecce, residente a Roma, la famiglia spera di riavere almeno il corpo che le correnti marine, lì particolarmente forti, hanno strappato via la mattina di domenica 10 luglio.

Riccardo aveva coniugato interessi di studio all’amore per la natura e la scoperta, scegliendo le Isole Canarie per proseguire gli studi. Proprio le sue passioni l’hanno trascinato con quattro fra amici e colleghi in una delle zone più caratteristiche e selvagge della costa settentrionale di Tenerife, un’area di origine vulcanica. Un tuffo per una nuotata, assaporando il fascino di trovarsi in mezzo all’oceano Atlantico, poi, a circa 140-150 metri dalla riva, in una giornata ventilata, i suoi amici l’hanno visto sbracciarsi, per richiedere aiuto, prima di scomparire.  

Emergono oggi alcuni dettagli che ancora non erano forse del tutto noti. Ad esempio, riferiscono fonti della famiglia, il primo a cercare in quei drammatici momenti di venirgli incontro, è stato un surfista. Ha compreso dalla sua posizione che era in forte difficoltà e ha tentato un avvicinamento. Le correnti, però, potrebbero aver ostacolato anche il coraggioso e altruista sportivo, arrivato nel punto quando ormai Riccardo era scomparso alla vista. Un crampo, un malore improvviso, e l’annegamento? Nessuno può dirlo.

Il dramma nel dramma, il gruppetto s’è venuto a trovare in un punto piuttosto isolato di spiaggia libera. Nessun bagnino, nessuna scialuppa di salvataggio nelle vicinanze. Tant’è che i primi soccorsi, dai lidi attrezzati più prossimi, sarebbero arrivati in capo a un quarto d’ora.

I genitori, Tommaso Marangio e Piera Giannotta, leccesi trapiantati a Roma per motivi di lavoro, ma con tanti parenti e amici nel Salento in trepidante attesa di notizie, sperano che le ricerche non si interrompano e che il governo italiano solleciti quello spagnolo a compiere ancora uno sforzo.

Purtroppo, questa tragedia è capitata in un momento particolare: fra l’incredibile incidente ferroviario di Canosa e, ora, anche il terrificante attentato terroristico di Nizza, eventi che con tutto il loro carico di morte, indagini e polemiche stanno assorbendo il dibattito a livello nazionale e internazionale, la storia di Riccardo è passata fin troppo in sordina anche sotto il profilo mediatico.

Una laurea triennale in Scienze sociologiche, a Santa Cruz de Tenerife il giovane nato e cresciuto nei suoi primi anni a Lecce, prima di seguire le sorti della famiglia fra Vicenza e poi Roma, vi era andato per una specializzazione in Infermieristica. Le operazioni di ricerca sono state coordinate dal gruppo Ges del Governo delle Canarie. Ma dopo i primi giorni, in cui non si sono risparmiati uomini e mezzi, gli stessi soccorritori ora sembrano scuotere la testa.  

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