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Cronaca

Università islamica, il rilancio: “Finanziata con un milione di barili di petrolio”

Il presidente di Confime, promotore di un centro accademico ispirato all'Islam, ha fornito chiarimenti sulla portate del progetto e sui fondi. Dopo che Red srl ha interrotto la trattative per l'ex Manifattura Tabacchi, sul tappeto due altre opzioni

LECCE – Giampiero Khaled Paladini esiste in carne ed ossa e non usa portarsi dietro la scimitarra. Intorno alla sua idea di realizzare a Lecce un’università islamica si è scatenato nelle settimane scorse un dibattito certamente non scevro da derive islamofobe, sono stati sollevati dubbi sulla consistenza economica della proposta e agitate ipotesi, le più disparate, sulle finalità di un’operazione che si accredita come la più importante in Europa dal punto di vista culturale e del dialogo interreligioso e che, invece, da più parti è stata agitata come una strategia di scristianizzazione se non addirittura di penetrazione dell’ideologia del terrore propagandata dal terrorismo fondamentalista.

Per rispondere, punto su punto, al ventaglio di critiche, obiezioni, voci e illazioni sollevate nella discussione a mezzo stampa, Paladini ha tenuto questa mattina una conferenza stampa presso lo studio legale Leo – Schiavano, in via Cesare Battisti, a Lecce. Un appuntamento, quello di oggi, che del resto era stato annunciato ma che sembrava sfumato dopo che era venuto meno un presupposto essenziale: la disponibilità di Red srl di alienare per una cifra di circa 12 milioni di euro, l’area della ex Manifattura dei tabacchi di via Dalmazio Birago.  Un passo indietro che al presidente di Confime (Confederazione delle imprese del Mediterraneo) è stato giustificato formalmente come conseguenza del dibattito mediatico e che la società proprietaria dell’immobile ha manifestato in Commissione urbanistica presso il Comune di Lecce, il 4 novembre scorso.

Insomma, per un centro accademico di ispirazione musulmana rivolgersi altrove. Questo il senso del mutamento di rotta della Red srl rispetto allo scambio di una bozza della lettera di intenti sulla quale le due parti stavano già lavorando, come ha confermato l’avvocato Claudia Blandamura che a Milano ha seguito l’abbozzo di trattativa, fatto di tutti quei passi che in caso positivo portano alla firma di un preliminare di contratto di compravendita.

Ma Paladini insiste: vuole comunque realizzare l’università a Lecce e per questo sono già stati presi dei contatti con i proprietari di un edificio e con quello di un terreno con destinazione ricettiva, entrambi ben collocati nel perimetro urbano. Non sono state date al riguardo indicazioni più precise perché si vorrebbe evitare il ripetersi di un dibattito confuso e forse anche fuorviante sull’operazione che, invece, si vuole presentare con la massima trasparenza e con la condivisione della città, a partire dall’amministrazione comunale. Paladini ha però precisato che, suo malgrado, il coinvolgimento delle imprese locali sarebbe comunque minore – “più che dimezzato” - di quanto sarebbe stato se ci fosse stato il via libera per l’acquisto della ex manifattura. Di certo non si vuole perdere ulteriore tempo: se entro il 31 dicembre non arriveranno segnali confortanti da Palazzo Carafa, ci sarebbero altre cinque città meridionali pronte ad accogliere il progetto, oltre ad una capitale europea.

L’università

Il presupposto è il riconoscimento del ministero dell’Università e della Ricerca. Sarebbe, insomma, un ateneo conforme all’ordinamento italiano, aperto quindi a tutti senza discriminazioni di sesso, religione e condizione economica. La partnership col mondo accademico islamico poggerebbe sull’Università Al Azhar de Il Cairo e dell’Università Zaytuna di Tunisi (entrambi centri di elaborazione teologica sunnita, quella predominante nel mondo musulmano, che si oppone alla dottrina sciita per la quale la guida della comunità islamica spetterebbe solo ai seguaci in linea diretta di Maometto).

Le lezioni si svolgerebbero in italiano e ci sarebbe l’arabo come seconda lingua. Le materie, quelle stabilite dai criteri ministeriali, comprese quelle opzionali su legislazione islamica e altre discipline afferenti al mondo arabo. L’intenzione è quella di stabilire una partnership con l’Università del Salento e di fondare questa intesa magari sull’attivazione della facoltà di Agraria, idea che di recente era stata rilanciata come esigenza del territorio ma senza che nessuno ci mettesse il becco di un quattrino. Per quanto concerne il potenziale bacino di utenza, la stima è di poche centinaia di unità, sebbene la quantificazione dipenda poi dalla grandezza dell’immobile eventualmente acquistato.

I fondi

I punti di riferimento economici sono, ha detto Paladini, Qatar Foundation, organizzazione no-profit e l’Unione delle comunità islamiche italiane. Soggetti solidi e facoltosi, le cui risorse, a Lecce, hanno già preso piccola ma tangibile consistenza nell’acquisto dei locali nel rione San Pio per una moschea che potesse raccogliere degnamente la locale comunità musulmana che appare ben integrata con il resto della città. La portata del progetto è però più ambiziosa perché vorrebbe coinvolgere i paesi della Lega Araba e quelli aderenti all’Opec, l’organizzazione delle nazioni produttori di petrolio. Lo schema è questo: finanziare la sostenibilità delle attività accademiche, oltre l’acquisto dell’immobile, con i proventi di un milione di barili di petrolio. Il greggio verrebbe importato in Italia, lavorato in due raffinerie, e venduto sul mercato. A conti i fatti oltre 60 milioni di euro, a detta di Paladini, per lanciare il centro accademico la cui gestione economica verrebbe affidata ad una fondazione della quale farebbero parte tutti i soggetti coinvolti, compresi gli enti locali. Il presidente di Confime ha assicurato che il ministero dell’Interno è già a conoscenza della proposta.

L’intesa con il territorio

E’ chiaro, ha specificato Paladini, che nessun progetto prescinderà dall’accettazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni cittadine: è per questo che l’imprenditore ha avuto uno scambio di mail con l’arcivescovado e con il rettore dell’Università del Salento. Nelle prossime settimane dovrebbero avvenire gli incontri per discutere di dialogo intergrazione religiosa da una parte e di prospettive di ricerca scientifica dall’altro. E naturalmente un faccia a faccia con il sindaco di Lecce che per primo deve essere convinto della bontà dell’iniziativa. Tutto questo entro il 31 dicembre. 

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