Uranio impoverito? Tumore per militare leccese 26enne
La notizia diffusa dal network GrNews.it, che sta svolgendo un'inchiesta, riguarda un sergente che ha svolto diverse missioni, senza protezione dalla sostanza. Ora è ricoverato a Taranto
Che la causa sia il famigerato uranio impoverito? E' quanto si chiede in un articolo Francesco Palese, direttore editoriale del network GrNews.it (https://www.grnews.it), che sta conducendo un'approfondita inchiesta sulla questione e che riporta il caso di Marco Sammati, 26enne di Lecce, militare attualmente ricoverato presso l'ospedale Santissima Annunziata di Taranto.
Al giovane "è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin a grandi cellule B, in quarto stadio, a localizzazione ossea e renale", secondo quanto comunicato a GrNews.it dal capitano dell'esercito Carlo Calcagni, anch'egli salentino e a sua volta presunta vittima dell'uranio. Attualmente Sammati, che avvertì i primi sintomi a marzo, è sottoposto a chemioterapia.
Il sergente Sammati, ha spiegato al network Calcagni, "tra il marzo del 1999 e l'ottobre del 2001, ha svolto due missioni in Kosovo e una in Macedonia, dove ha operato senza alcuna protezione dalla sostanza". E la diagnosi della malattia è giunta "nello scorso mese di aprile. La cosa più grave - ha proseguito il capitano nella dichiarazione - è che al ragazzo, in tutti i controlli previsti per i reduci dai Balcani dal ‘Protocollo Mandelli', l'ultimo dei quali svolto a ottobre 2006, non è stato riscontrato nulla. Così come previsto dal decreto legislativo numero 27 del 2001, infatti, chi ha operato in quei teatri si deve sottoporre a controlli semestrali per i cinque anni successivi alla missione. Il protocollo, nel caso di Marco, veniva effettuato dal dirigente del servizio sanitario della caserma del 2° Reggimento Guastatori di Trento, che poi provvedeva a far analizzare i risultati dall'ospedale militare di competenza".
Al giovane "è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin a grandi cellule B, in quarto stadio, a localizzazione ossea e renale", secondo quanto comunicato a GrNews.it dal capitano dell'esercito Carlo Calcagni, anch'egli salentino e a sua volta presunta vittima dell'uranio. Attualmente Sammati, che avvertì i primi sintomi a marzo, è sottoposto a chemioterapia.
Il sergente Sammati, ha spiegato al network Calcagni, "tra il marzo del 1999 e l'ottobre del 2001, ha svolto due missioni in Kosovo e una in Macedonia, dove ha operato senza alcuna protezione dalla sostanza". E la diagnosi della malattia è giunta "nello scorso mese di aprile. La cosa più grave - ha proseguito il capitano nella dichiarazione - è che al ragazzo, in tutti i controlli previsti per i reduci dai Balcani dal ‘Protocollo Mandelli', l'ultimo dei quali svolto a ottobre 2006, non è stato riscontrato nulla. Così come previsto dal decreto legislativo numero 27 del 2001, infatti, chi ha operato in quei teatri si deve sottoporre a controlli semestrali per i cinque anni successivi alla missione. Il protocollo, nel caso di Marco, veniva effettuato dal dirigente del servizio sanitario della caserma del 2° Reggimento Guastatori di Trento, che poi provvedeva a far analizzare i risultati dall'ospedale militare di competenza".