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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Uso delle intercettazioni tra Marti ed ex assessori, arriva anche il “no” del Senato

Negato il consenso all’utilizzo dei dialoghi avuti dal parlamentare salentino con Monosi e Pasqualini nell’ambito dello stralcio dell’inchiesta sulle case popolari assegnate in cambio di voti

LECCE - Sono stati “cancellati” tutti i colloqui e i messaggi tra il senatore leccese della Lega Roberto Marti e gli ex assessori e consiglieri comunali Attilio Monosi e Luca Pasqualini nel procedimento in cui i primi due sono indagati per tentato abuso di ufficio, falso ideologico aggravato e tentato peculato in concorso, in merito all’assegnazione nel 2014 di un immobile confiscato alla criminalità organizzata ad Antonio Briganti, fratello del boss della Sacra Corona Maurizio.

Quei dialoghi non potranno essere impiegati nelle indagini, perché ieri, il Senato ha accolto la proposta avanzata dalla Giunta delle immunità parlamentari di respingere la richiesta per il loro utilizzo avanzata dal giudice Giovanni Gallo. Il consenso è stato dato solo per sette messaggi scambiati da Marti con il “collettore di voti” Rosario Greco.

Le ragioni sono tecniche e riguardano la natura delle intercettazioni: secondo il gip sarebbero state casuali e fortuite e quindi non necessitavano di una autorizzazione preventiva, per la Giunta delle immunità è vero il contrario. Questo in considerazione del fatto che come ribadito nella seduta di ieri dal relatore, il senatore Meinhard Durnwalder, ed evidenziato in una memoria dagli avvocati difensori Pasquale e Giuseppe Corleto, il nome di Marti compariva già nell’informativa depositata dalla Guardia di Finanza nel 2014, quando era deputato, e si sospettava l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata all’assegnazione di alloggi popolari in cambio di voti. La sua iscrizione sul registro, tuttavia, sarebbe avvenuta solo nel 2017.

Sono stati 139 i voti favorevoli, 67 gli astenuti (M5S e Gruppo Misto), tre i contrari. Tra questi quello del senatore Luigi Vitali (Fbp-Udc), ex commissario regionale di Forza Italia, secondo il quale, la richiesta della Procura avrebbe dovuto essere respinta nella sua totalità: “Mi auguro che ci sia dunque la volontà di tutta l’assemblea di bocciare la relazione, di andare nuovamente in Giunta e di bocciare qualunque acquisizione, perché illegittima, a fronte della richiesta fatta dal pubblico ministero. Diversamente, anche se a titolo personale, voterò contro la proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari”.

Ha espresso invece voto favorevole la senatrice salentina del Movimento 5 stelle, Barbara Lezzi, perché ha spiegato in un post su facebook, che“se non fosse stata approvata come è stato, sarebbe tornata in giunta, con esiti ancora più incerti ma, soprattutto, dando sponda alla strategia dilatoria di Marti tutta protesa alla prescrizione”.

Nel procedimento, di cui sono titolari i pubblici ministeri Massimiliano Carducci e Roberta Licci, e che è una “costola” di quello sugli alloggi popooltre a Marti, Monosi e Rosario Greco, sono indagati anche Damiano D’Autilia (già consigliere comunale ed amministratore dell’Alba Service), Antonio Briganti e la moglie Luisa Martina.

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